Siamo ormai pieni di commissari e ispettori, normalmente integerrimi, anche se magari collerici come Salvo Montalbano o solitari come Luigi Alfredo Ricciardi. Da quando esiste Rocco Schiavone abbiamo iniziato a considerare possibile che un tutore della legge coniughi un grande senso della giustizia (anche se totalmente personale) con comportamenti non proprio irreprensibili e questo forse ha aperto un nuovo filone, facendoci apprezzare investigatori in fondo più umani proprio perché non sempre del tutto “buoni”.
“Una brutta storia” di Piergiorgio Pulixi
Ma poi arriva Biagio Mazzeo. Che non è propriamente tutore di quelle regole che infrange continuamente per tornaconto suo e della sua squadra, che costituisce a tutti gli effetti per lui una famiglia. Lui l’ha plasmata, messa insieme, addestrata. Gli somiglia.
Ispettore della Narcotici, arresta i cattivi per guadagnare crediti e fare la cresta sui carichi di droga che sequestra, uccide, mente, ricatta, manipola chi lo comanda ed ha tutto da guadagnare dalle sue brillanti operazioni che vanno sui giornali. In un fitto bosco di traffici e corruzione Mazzeo si muove come un lupo. Apparentemente invincibile perché fine calcolatore.
Dove può essere il tallone d’Achille di un boss come lui? In questo noir all’ultimo respiro, prima puntata di una serie di quattro, qualcuno lo troverà… e lo userà cercando di distruggere il nostro “eroe non eroe”. Cosa rende vulnerabile un uomo apparentemente privo di punti deboli? In una sfida all’ultimo, sangue alla ricerca di varchi attraverso cui ferire, tra esseri senza scrupoli solo uno di loro potrà sopravvivere. Chi sarà?
Pagine al cardiopalma, personaggio odioso e affascinante. Senza filtri. Lo si odia o lo si ama, ma vale la pena secondo me provare a conoscerlo e sperimentare nuovi sentimenti nei confronti di questo genere letterario.
Da non perdere.
“Una brutta storia” di Piergiorgio Pulixi, Edizioni E/O, Fertilemente.
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