Non avere voce è come non esserci. L’indifferenza della gente è palese quando resti indietro, in silenzio soprattutto per le cose che contano. Ti sentirai fuori luogo, impacciata. a disagio. Non abbastanza. Andrai sempre per sottrazione. Ti consideri meno delle altre, in tutto. Misuri le parole, poche da dire, per non esporti più del dovuto.
In La Piccinina di Silvia Montemurro ti fai parola. Tutte quelle che la protagonista, Nora, non riesce a dire. Balbetta, la ragazza. Resta indietro con le parole e non solo. Nora è una piscinina. Lavora, come molte altre bambine ed adolescenti, presso una sarta. Ognuna maestra ha le sue di piscinine che svolgendo diversi compiti: modiste, apprendiste sarte, corrieri di vestiti agli opifici tessili. Nora non conosce l’amore della sua famiglia. Il padre perde la vita nella protesta del pane, davanti ai cannoni di Bava Beccaris. Lei, pochi anni dopo, guiderà il primo sciopero femminile di minorenni, le piscinine, appunto. Dieci giorni di sciopero in cui Nora, insieme alle altre, percorrerà le vie di Milano urlando l’inno dei lavoratori per ottenere i suoi diritti. Comprenderà molte cose, Nora. Restare indietro e in silenzio, non serve. Al momento giusto tutto verrà da sé, coraggio e parole.
Il romanzo è meraviglioso. La storia è toccante. La scrittura è vera, autentica, sorprendente. Il lettore entra nelle parole che la protagonista non riesce a buttare fuori. Vorrebbe aiutarla. Sente ogni suo sforzo, ogni delusione, ogni battito e una grande rinascita fatta di consapevolezza. Il libro è emozione, pura.
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“La piccinina” di Silvia Montemurro, edizioni E/O. Dream Book.