La vita nasconde insidie e mostra meraviglie. Non sai mai cosa ti riserva anche quando pensi di soggiogarla con la furbizia. Essa tira colpi mancini ed a niente serve fare il commediante nelle situazioni che richiedono coraggio e serietà. La vita è una continua lotta per vivere come si converrebbe, al meglio.
In Il fabbro di Ortigia di Giuseppe Raudino sei i passi di Currò, il figlio del fabbro, nato ad Ortigia. La sua infanzia è vissuta alla periferia del Regno d’Italia, dove si alternavano bellezza e miseria, provincialismo e gloria, disubbidienza e sfortuna. Currò, da bambino, assiste alla visita in città del re Vittorio Emanuele III, ai picchetti d’onore e al sempre più invadente indottrinamento fascista. Per un po’ aiuta il padre nella sua fucina. È bravo, lesto e sveglio, anche se è portato per l’arte. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il giovane è appena maggiorenne. Si imbarca sull’incrociatore Duca degli Abruzzi, viene fatto prigioniero dai tedeschi, fugge e si unisce ai partigiani.
Il romanzo è intimo. La narrazione è confidenziale come la scrittura che si mostra senza filtri, pulita. La storia prende il lettore che si fa egli stesso un Currò.
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“Il fabbro di Ortigia” di Giuseppe Raudino, edizioni Bibliotheka. Dream Book.