Conquistare una posizione sociale è uno dei mantra di chi vuol lasciare qualcosa di sé. Uomini così diventano grani di scelte nel rosario delle promesse da mantenere. Se dalla vita hai avuto poco, perché la miseria ti ha fatto più di uno sgarro, ma hai le idee e la forza per portarle avanti, ti farai le ossa ed un nome.
In I leoni di Sicilia di Stefania Auci senti sulla pelle il riscatto di una famiglia che da facchini e stranieri si conquista prima Palermo e poi la Sicilia intera. Siamo agli inizi dell’800, I Florio, dapprincipio due fratelli, Ignazio e Paolo, lavorano duro per riscattarsi e costruirsi una posizione rispettabile. Poveri in canna, lasciano la Calabria, per approdare a Palermo. Lavorano sodo, sicuri del fatto proprio e determinati a cambiare vita. Sono orgogliosi, ambizioni. Lo resteranno. Il più acuto è Vincenzo Florio. È lungimirante, imprenditore vero che apprende tutto dallo zio Ignazio che gli ha fatto anche da padre. Ma per tutti resteranno sempre facchini, dei “portarrobbe”. Sono disprezzati per la loro ascesa economica e sociale. E questo, i Florio, non lo sopportano. Sono padroni di se stessi, diventano ricchisimi, partono con una bottega di spezie, e arrivano più in alto di tutti, soprattutto di chi ha i titoli ma non i picciuli. I soldi possono tutto. Fanno abbassare la cresta di chi si sente superiore, fanno passare la spocchia dei prepotenti, cambiano la lingua degli opportunisti, comprano ciò che serve e soprattutto il di più. Ma la dignità non la trovi al banco e non ha prezzo.
Meravigliosa la storia. La scrittura è fluida, bella, piena. I leoni di Sicilia è un romanzo maturo. Il lettore trova tutto: passione, riscatto, coraggio, sensibilità, forza, arroganza, amore e silenzi. Leggerlo ti veste di bellezza. Non lo dimenticherai.
“I leoni di Sicilia” di Stefania Auci, editrice Nord. Dream Book.