“La meccanica dei corpi” di Paolo Zardi: recensione libro

Gli equilibri sono complicati. Gestirli richiede sforzo e fatica. Pendere troppo da una parte comporta lo sbilanciamento di una situazione che, invece, richiede linearità. È facile fare peso su un’asse, che potrebbe rompersi da un momento all’altro, quando si è sovrastati dai dubbi, dalle paure, per lanciarsi verso lo scatto definitivo che scuote la quotidianità. In quell’istante si rompe qualcosa.

Sei consapevole di aver fatto pressione su ciò che si sa e che si ignora nella stessa misura. Gonfiare circostanze, umori, che finiscono nella tempesta del disordine diventa normale quando a perdersi è il confine delle cose. Allora, ristabilire gli equilibri risulta un’impresa difficile. Si cercano le colpe, si salvano i peccatori, si nasconde l’artefice delle sconfitte, perché la società vuole tutto il contrario di tutto in una realtà che diventa una giostra di anime e di specchi. L’introspezione serve quando si è consapevoli di non barare, altrimenti diventa solo una perdita di tempo. Un momento del tutto inutile nella frenesia della vita e una farsa che non si riconcilierà mai con la serietà delle preoccupazioni che vestono la responsabilità di un impegno. 

In La meccanica dei corpi di Paolo Zardi conosci cinque storie mosse da persone alle quali manca qualcosa e lo trovano nella sostanza di alcune emozioni, anche sbagliate. Cercano una stabilità, ma camminano sul filo del rasoio. L’equilibrismo può portare ad una meta non desiderata, tanta è la concentrazione per non cadere. Si perde così l’essenza della vita, il senso dei desideri diventa meccanica. Idea meccanica dell’esistenza.

Il romanzo è particolare. La scrittura è introspettiva. Spinge il lettore a scoprire di più, a porsi domande, a riflettere.   

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“La meccanica dei corpi” di Paolo Zardi, Neo edizioni.  Dream Book.