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“Il venditore di storie” di Jostein Gaarder: recensione libro

“IIL VENDITORE DI STORIE” di Jostein Gaarder è stata una scoperta fatta per caso, al mercatino dell’usato. Dell’autore norvegese ho letto e amato libri assai noti, dal celebre “ll mondo di Sofia” a “L’enigma del solitario” fino a uno dei miei titoli del cuore, “La ragazza delle arance”.

“Il venditore di storie” non lo avevo mai sentito nominare, così quando per pochi euro mi sono portata a casa una copia ingiallita e invecchiata di questo Longanesi del 2002 mi sono sentita assai fiera di me. E, come sempre, Gaarder non delude.

La vita era indicibilmente corta… Forse era quello il motivo che mi aveva spinto a non mettere il mio nome sulla copertina di un libro. La patina di cultura, gloria e vanità svaniva al confronto della gigantesca avventura all’interno della quale io ero soltanto di passaggio.”

La storia è scritta in prima persona da Petter, che ormai adulto è fuggito dalla Fiera del libro per bambini e ragazzi di Bologna, perché teme un complotto; ha paura che qualcuno abbia scoperto la sua attività e non sia rimasto soddisfatto o sia stato rifiutato e ora voglia fargliela pagare togliendolo di mezzo. Così, dopo aver messo al sicuro documenti e registrazioni, decide alla fine di scriverla, una storia: la sua. Già, perché Petter fino ad allora ha inventato centinaia, se non migliaia di storie, ma non ne ha mai scritta una. Lui, le sue tracce le vende agli scrittori in cerca di idee brillanti o aforismi pungenti e loro, come abili artigiani, le trasformano in libri che diventano spesso bestseller.

Petter allora mette nero su bianco la sua vita e lo fa come tutti, partendo dall’infanzia, da quelle storie inventante e mai capite davvero dai grandi, fino ad arrivare a dirci come ha messo in piedi un impero in grado di sfruttare la sua innata capacità: creare storie appassionanti, a volte drammatiche, a volte misteriose, a volte leggere.

La trama può sembrare semplice, ma Gaarder riesce a sconvolgere le carte in tavola con un colpo di scena finale, dilaniante e stupefacente, come ha abituato i lettori con le ultime pagine de “Il mondo di Sofia”.

“Il venditore di storie” ha subito attirato la mia attenzione perché toccava punti a me cari: la fiera di Bologna, a cui vado ogni anno perché lavoro nell’editoria per bambini; il bisogno di inventare storie, che mi accompagna da sempre e forse è un po’ peggiorato da quando ho una figlia che me le richiede quotidianamente… e poi è un libro di Gaarder, autore che ha la capacità di dire cose difficili con parole leggere e lineari e se penso a che libro mi ha aiutata a muovermi nei periodi più intricati della vita, quello è senza dubbio “La ragazza delle arance”.

Rispetto ad altri suoi titoli, paradossalmente, ne “Il venditore di storie”, c’è meno storia, ma è più un flusso di coscienza intervallato da racconti appassionanti; la narrazione decolla sul finale, quando il gioco di Petter viene smascherato, mentre prima ha sicuramente un incedere molto lento; eppure si avanza, perché Gaarder ha questo potere di tenerti incollato alle pagine sia quando ti spiega Pitagora sia quando il suo personaggio è evidentemente più preso dallo scrivere a se stesso che a te.

“Il venditore di storie” è un bel libro, forse non il più bello di Gaarder, che mi sentirei quindi di consigliare solo a chi già conosce altri suoi titoli più forti e ha già deciso che è un grande autore. Se invece dovete ancora fare la sua conoscenza, passate prima da “L’enigma del solitario”, “Semplicemente perfetto” o “Il mondo di Sofia”.

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“Il venditore di storie” di Jostein Gaarder, Longanesi.

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