Quando ho letto l’ultima parola de LA CRONOLOGIA DELL’ACQUA si è letteralmente staccato l’ultimo spillo che mi si era conficcato nella carne insieme ad almeno altri mille durante la lettura dei primi capitoli. All’inizio la lettura del memoir di Lidia Yuknavitch è stata piuttosto disturbante, a tratti respingente, avvertivo una barriera tra lei e me dato che non riuscivo a comprendere il motivo di certe sue scelte a dir poco autodistruttive.
Poi invece.
Poi invece non sono più riuscita a staccarmi dalla onesta, cruda narrazione in prima persona della sua vita fino al 2010, anno della pubblicazione del libro negli Stati Uniti, edito in Italia l’anno scorso da nottetempo con la traduzione di Alessandra Castellazzi. E ho sofferto con lei. Da qui gli spilli. Ovunque. In profondità. Fino alla boccata finale in superficie
Corporeal Writing
Non esiste un filo cronologico, i ricordi si susseguono fluidi, mescolandosi in frammenti caotici. Tutto scorre, come l’acqua. E, come fa l’acqua, il presente si impregna di un passato dolorosissimo e rivoltante tanto da rendere difficile persino pensare a un futuro asciutto, libero dagli scheletri-macigni di un padre abusante, una madre alcolizzata incapace di proteggere, una sorella assurta a mito che però abbandona, un lutto impossibile da elaborare, quello di una figlia nata morta. Questo ossimoro apre il libro e rimane sospeso in ogni sua parola.
Lo stile rispecchia in toto la personalità di Lidia, è senza regole, lontano da quello che siamo soliti considerare normalità, la punteggiatura c’è e non c’è, è anch’esso come l’acqua. Del resto, non è così la vita?
«Il linguaggio è una metafora dell’esperienza. È arbitrario quanto la massa di immagini caotiche che definiamo memoria; ma possiamo comporre frasi per narrativizzare la paura.»
L’acqua e la letteratura
Il viaggio della protagonista è costellato di dipendenze da alcool, droghe e sesso, di ricerca del proprio genere e della propria identità attraverso esperienze anche estreme, di incapacità di comprendere quale essere speciale si celi in una nuotatrice che fa dell’acqua il leitmotiv della sua esistenza e che scopre nella letteratura la chiave per la felicità. Fino a scrivere che «è una cosetta piccola e tenera, la semplicità dell’amare. Sto imparando a vivere sulla terraferma.»
Cercatela in rete
Ho capito di essere ammaliata da Lidia quando l’ho cercata in rete, ho voluto vedere le sue fotografie, guardarla negli occhi nei video, ammirare il corto girato dal suo terzo marito, Andy Mingo, proprio sul racconto omonimo che ha preceduto questo libro e nel quale ci sono suo padre, sua madre, le ceneri, e l’acqua.
Infine, una chicca: Kristen Stewart dirigerà come regista l’adattamento per il grande schermo di questo libro, scrivendone la sceneggiatura proprio insieme a Mingo, con la produzione della Scott Free di Ridley Scott e Michael Pruss. Spero di non dover dire la frase di rito “era meglio il libro”. Per ora dico solo “Wow!”.
«Questo libro? È per voi. È l’acqua in cui ho tracciato un percorso. Non sparo stronzate quando lo dico. Entrate. L’acqua vi accoglierà.»
*
PS: il mio occhio “clinico” mi ha fatto notare che il secondo capitolo si intitola “Sotto il blu” ma nell’indice è riportato come “Nel blu”… chissà!
*
Vieni a parlare di libri con tutti noi nel gruppo Facebook The BookAdvisor
“La cronologia dell’acqua” di Lidia Yuknavitch, edizioni nottetempo. A Garamond Type.