Club Armagnac & Baudelaire

“The icons”: il pensiero di Albert Camus in tre opere

A sessant’anni dalla morte riscopriamo una delle più importanti figure del Novecento, quel figlio del Mediterraneo divenuto un maître à penser .

Club Armagnac & Baudelaire è una rubrica, pur con un orientamento no border, a connotazione internazionale, il cui stesso nome, inevitabilmente, richiama e pone l’accento sulla letteratura francofona ed i suoi protagonisti. Nasce così l’idea di creare uno spazio che, oltre alle recensioni dei libri letti, possa rendere omaggio, come una sorta di “best of”, a quegli scrittori/scrittrici “Icons” che hanno influenzato la letteratura mondiale.

Albert Camus (7 novembre 1913), il “doppio disertore” di paese e di classe, il piccolo ragazzo della periferia più estrema di Algeri divenuto lo scrittore francese Premio Nobel per la letteratura. Quel figlio del Mediterraneo che rimase sempre con lo spirito ai confini del mondo. Non c’è pensiero più giusto di quello nato da un’intelligenza influenzata dalla nostalgia e dalla solitudine; nessuno spettacolo più commovente dell’uomo coronato di una gloria limitata dalla sua fedeltà.

Scrittore, giornalista, professore, portiere di calcio, spatriato, filosofo, teatrante, resistente e molto altro ancora. Camus non cedette mai alle ideologie granitiche di stampo sovietico, come Sartre, un rifiuto netto a soggiacere ad un ordine identitario. Fu tacciato spesso di assumere un algido atteggiamento impolitico, ma in realtà fu un uomo dal pensiero politico “tout court” nel senso etimologico, intelligente e profondamente immerso nella solitudine. Non può che non essere ricordato come un autentico uomo in rivolta.

La nobiltà del mestiere di scrittore è nel resistere all’oppressione, e quindi nell’accettare la solitudine”.

Rileggere oggi Albert Camus, a sessant’anni dalla tragica prematura morte, è una raccomandazione che non mi stancherò mai di ripetere: l’imperiosità e la singolarità dei suoi scritti, impregnati di profonda sincerità, ci offrono il conforto dell’intelligenza, del talento, della precisione e, soprattutto, del dubbio. Ho selezionato tre delle sue più importanti opere abbracciando il suo pensiero attraverso testi di narrativa e di saggistica.

 Lo straniero (L’étranger) di Albert Camus

albert camus

Forse il libro più conosciuto all’estero da cui Luchino Visconti trasse un meraviglioso film interpretato da Marcello Mastroianni.

Lo Straniero è chi lotta ogni giorno contro le contraddizioni della vita, contro l’omologazione, contro gli stereotipi, contro un sistema che mira ad alienare l’essere umano. La tesi portante del libro è fondata sul contrasto di quel dualismo assurdo che mette in divergenza l’individuo e l’esistenza, da qui il titolo, da intendere in senso figurato, dove il protagonista Fernandel Mersault vive con estraneità la propria vita.
Camus usa il grimaldello per scardinare quelle convenzioni sociali e culturali, vomitando un netto rifiuto verso gli “universali conclamati”, verso leggi uguali per quasi tutti e verso “l’idea somma” che coincide con la somma delle idee ma che in realtà non è altro che una differenza. Lo straniero è una grande solitudine ma che sa parlare al mondo.
Lo Straniero è il teatro dell’assurdo, un J’accuse rivolto a questo sistema basato sul consumo e sull’omologazione con i propri meccanismi settari di inclusione ma che in realtà producono solo esclusione ed emarginazione.

La caduta (La chute) di Albert Camus

Uno dei libri preferiti da Philip Roth, la Caduta è un testo breve che, tuttavia, richiede una lettura lenta, profonda ed analitica. Continui i richiami al teatro dell’assurdo, il romanzo altro non è che un monologo interiore del protagonista che scorre come un flusso di pensiero, mettendo in risalto con lucidità un tema ricorrente della poetica di Camus: l’inferno, inteso come giudizio implacabile che gli altri ci trasmettono, capace di condizionare, inesorabilmente, la natura umana nella sua codardia, nel suo cinismo, nelle proprie giustificazioni e, soprattutto, nella sua colpa irreparabile. Una critica serrata rappresentata in modo grottesco, dalla prosa sublime, verso un’umanità egoista. Un’opera d’arte di letteratura-psicologica.

L’uomo in rivolta (L’homme Révolté) di Albert Camus

“Chi è un uomo in rivolta? Innanzitutto un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia: è anche un uomo che dice ”.

L’uomo in rivolta è un saggio estremamente complesso che ripercorre le tematiche espresse negli editoriali della rivista COMBAT che Camus scrisse durante il periodo della Resistenza. Un libro molto controverso che contribuì ad attirargli le antipatie e le critiche di gran parte del mondo culturale francese ed europeo ma che oggi, a distanza di decenni, possiamo annoverare tra le opere più importanti della filosofia e del pensiero umano-politico.

Suddiviso in tre parti, affronta e seziona il concetto di rivolta partendo dalla metafisica, attraversando il concetto storico artistico per terminare il viaggio nel mondo del pensiero meridiano camusiano che riconosce l’imperfezione dell’essere umano, limitato anche dai vincoli naturali, con la conseguente critica verso la società intenta alla distruzione fisica e morale per perseguire il mito della creazione dell’uomo nuovo. Un urlo contro i soprusi, la manipolazione e le mistificazione della società dei consumi, dalla parte dei più fragili… “Mi rivolto, dunque siamo”.

albert camus

“Lo straniero”, “La caduta” e “L’uomo in rivolta sono stati pubblicati dalla casa editrice Bompiani.

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