A Garamond Type

“Oro puro” di Fabio Genovesi: recensione libro

I cambiamenti che stravolgono davvero le esistenze accadono sempre per caso, anzi per sbaglio. Senza alcun progetto, se ne infischiano delle programmazioni e degli incastri che l’umanità tutta si affanna a pianificare, oggi come cinquecento anni fa.
Per quanto riguarda l’oggi, lo sappiamo perché siamo tutti bravi “osservatori delle cose del mondo”. Per i fatti avvenuti sul finire del 1400, abbiamo la fortuna di avere qualcuno che ce li può raccontare. E lo fa con la sua usuale meraviglia Fabio Genovesi in ORO PURO, un romanzo che ci fa viaggiare indietro nel tempo navigando verso le Indie. E verso noi stessi.

«La scoperta più importante del mondo, che l’ha sconvolto e stravolto e cambiato per sempre, è capitata per caso e per sbaglio, tanto che il suo scopritore non se n’è mai reso conto.»

Un giovane mozzo inesperto

Quindici anni fa, leggendo i diari in cui Cristoforo Colombo raccontava della sua spedizione, Fabio Genovesi si è imbattuto in una mezza riga che imputava a un giovane mozzo inesperto uno degli eventi che hanno di fatto cambiato il corso della storia: la notte della vigilia di Natale del 1492, questo giovane è accidentalmente al timone della Santa María, e per colpa sua (e per merito suo) la nave ammiraglia si incaglia negli scogli e affonda. Con il relitto viene costruita una fortezza, La Navidad, primo insediamento degli occidentali oltre il Mare Tenebroso, in quella che è l’attuale Haiti.

Mezza riga

Mezza riga è bastata per instillare un tarlo nella mente e nel cuore dello scrittore: dare un volto e una voce a quel mozzo. Questo romanzo è allora la storia di Nuno, sedicenne ebreo di Palos che grazie alla madre sa leggere e scrivere e che, per caso e per sbaglio, si imbarca con l’Ammiraglio Colombo per un’avventura piena di speranza e di disperazione, alla ricerca dell’oro e del pepe, spezia pressoché inutile ma il cui possesso è indice di ricchezza e di potere.

Un inno a buttarsi sempre

Questo libro è di fatto un inno al buttarsi sempre, al fidarsi e all’affidarsi.

È la storia di due mondi diversi che si incontrano e che poi si scontrano, per l’avarizia e l’ingordigia dell’umanità occidentale che vuole solo prendere e non comprendere.
È il fascino del viaggio e della scoperta, alla ricerca dell’ignoto, spersi e sempre pieni di meraviglia, tutti migranti.
È l’inesperienza e il disincanto.
È la forza d’animo e la capacità di non piegarsi, guardando sempre a quel dio che ognuno ha nel cuore.
È l’occasione mancata per l’umanità tutta di cambiare in meglio in un momento topico che avrebbe avuto la forza di imprimere una direzione verso la bontà, la giustizia, il rispetto dei popoli e della natura (con le galline, con i pappagalli).
È il racconto dell’oggi avvenuto nel 1492, perché è così che si racconta davvero l’oggi, la contemporaneità.
È il prendere e reinterpretare i sensi di colpa e buttarli al vento.
È la scoperta dell’Amore, quello con la A, che è il vero oro puro. «Perché l’amore è questo, è nascere con un corpo fatto di tante parti, tutte importanti e molte necessarie, poi incontrare qualcuno che non c’entra niente, che non hai mai visto né immaginato, ma da quel momento diventa una nuova parte di te, e non puoi più vivere senza. L’amore è così, ti fa più grande, e più debole.»
È Nuno, che è un granchio aggrappato alla terra, ma anche no.
È fare la conoscenza con un Cristoforo Colombo che oggi chiameremmo un visionario, ricco in fascino e cattiveria, che «era un capitano. Era un bugiardo. Era il nuovo marinaio. Era Mosè. Era un bambino. Era un pazzo.»

In silenzio

È il ripetere ancora e ancora tutti questi concetti e temi, con le parole dei tanti personaggi caratterizzati benissimo.
È sapere che capire le cose è solo una fregatura.
È comprendere la forza delle mancanze e del vivere senza.
È la luce.
Ed è il silenzio che ha dietro dei mondi e che vince sempre.

«Ragazzo, si sceglie mai qualcosa nella vita?»
«Non lo so, Maestro. Credo di sì, forse, a volte.»
«Non abbiamo scelto di nascere, non sceglieremo di morire. E in mezzo, la musica non cambia. È una canzone la vita, noi possiamo solo danzare alla sua melodia, e meglio la segui, meglio vivi.»

 

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Oro puro” di Fabio GenovesiMondadori. A Garamond Type.

Laura Busnelli

Commercialista “pentita”, ho maturato anche un’esperienza pluriennale in Sony. Lettrice appassionata e tuttologa, all’alba dei quarant’anni mi sono scoperta scrittrice, dopo essermi occupata di correzione bozze ed editing. Sono stata una libraia indipendente per tre anni, saltuariamente faccio ancora incontrare libri e lettori con grande gioia. Operatrice culturale, modero spesso eventi e racconto il mondo dei libri anche online, tengo una rubrica su libri a tema animali su RadioBau & Co. (web radio del gruppo Mediaset) e collaboro con l'associazione culturale "Librai in corso" nell’organizzazione di eventi e in corsi a tema. La mia rubrica qui si chiama "A Garamond Type" perché il Garamond è il carattere adottato per quasi tutti i libri italiani e Type sta sia per carattere, font, sia per tizio. E la tizia sarei io.

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