I libri di Riccardo

“Niente di vero” di Veronica Raimo: recensione libro

Bastian Contrari, si dice dalle mie parti. Bastiàn Cuntràri, si pronuncia dalle mie parti

No, giusto per dire, come dire… , che più sento bistrattare questo libro, più mi viene voglia di trattarlo bene. Al massimo resteremo solo io e Zerocalcare a farci due risate su un iceberg alla deriva nel Mare della Faziosità in cui si è trasformata la critica letteraria… che, se poi ci fate caso, a parlar male di questo romanzo è gente che manifesta una spiccata propensione per i risvolti igenici della carta, dimentica dei rotoli che è solita imbrattare e pronta a rinfacciare a Veronica Raimo ogni sorta di nefandezze, dall’autobiografismo, financo, dimentichi di James, a una riprovevole deriva scatologica, cosa curiosa visto quanto si diceva dei loro scatologici fogliacci, ma, anche e soprattutto ogni sorta di raccomandazione, cosa altrettanto curiosa viste le amnesie che palesano sui nepotismi di cui hanno beneficiato per esser promossi al ruolo d’improbabili maître à penser d’accatto. Scusate il periodo chilometrico e il parlar forbito, ma è voluto al fin d’accreditarmi, con lorsignori, come interlocutore non-scatologico di accettabile livello culturale.

Sì, avete intuito, mi sono svegliato bene stamattina. Talmente bene che mi piacerebbe continuare a sollazzarmi con cotanta sottospecie dell’umano bestiario, ma sarebbe far torto a Verika e al suo bel libro. Un libro che vi raccomando, guarda l’ironia della sorte, perché è un libro ben scritto, effervescente e divertente, spesso pungente, a tratti caustico, un libro che pur accantonati scontati, e a mio parere errati, paragoni con Lessico Famigliare della Ginzburg, mi sembra invece realizzare appieno la definizione di “ironia” tanto cara a Romain Gary, ovvero l’ironia come dichiarazione di dignità, di superiorità dell’essere umano su quel che gli capita.

E alla Raimo di cose ne sono capitate davvero parecchie…

A partire da una madre, davvero non vi ha mai telefonato Francesca?, che quando non è intenta a informare il Tribunale dell’Aja su torture e nefandezze che emuli di Videla, seguaci di Letta, starebbero perpetrando in qualche antro oscuro a danno del suo figliuol prodigio, privandola inopinatamente del sogno di una commemorazione funebre degna di un satrapo persiano e di una diretta di RaiTre…

Per continuare con un padre che quando non è intento a imballare figlie con ritmi che da Amazon si sognano, è intento a disinfettarle con ritmi che si sognano nei migliori ospedali, quelli dove con Francesca e le centraliniste si danno del tu ormai da anni…

Ma basta anticipazioni, l’assaggino ve l’ho dato, passiamo alle conclusioni.

In breve, un romanzo di deformazione, dove il soggetto, oggetto di formazione, deve possedere una memoria di forma atta a fargli superare con traumi tutto sommato accettabili il luddismo parentale (sabotaggio dei genitori, traduco per quelli della carta da chiappe). Un romanzo “siamese”, di elegante e agile lettura, giocoso e graffiante, potrebbe sembrare di modesto peso specifico, ma cosa ci può essere di più ponderoso della vita… reale o leggermente accomodata causa sopravvivenza.

“Niente di vero” di Veronica Raimo, edizioni Einaudi. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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