Leggere con Gusto

“Mio marito Maigret” di Barbara Notaro Dietrich: la cucina della signora Louise e la torta alle susine

Chi non conosce il Commissario Maigret? Anche i lettori non amanti del genere giallo hanno davanti agli occhi l’immagine di un uomo massiccio, burbero, dall’aspetto distinto con la bombetta e il cappotto con il collo di velluto: Jules Amédée Francois Maigret – uno dei più famosi commissari di carta – è stato creato dalla geniale penna di George Simenon che lo ha reso protagonista di ben 75 romanzi e 28 racconti.

mio marito maigret barbara notaro dietrichComparso per la prima volta nel libro “Pietro il Lettone”, pubblicato in Francia nel 1933, Maigret è conosciuto dal pubblico italiano non solo per i libri di Simenon, tradotti e pubblicati da Mondadori e da Adelphi, ma per la serie televisiva Rai “Le inchieste del commissario Maigret”, andata in onda dal 1964 al 1972, dove è stato interpretato dal bravo Gino Cervi.

Il commissario Maigret, che lavora alla polizia giudiziaria di Parigi, ha un metodo di indagine tutto suo: si immerge nell’atmosfera dei luoghi nei quali sono stati commessi i delitti e lasciandosi guidare dall’istinto cerca di comprendere le motivazioni che hanno portato i criminali a compiere un delitto. Simenon ha dato al suo personaggio due regole fondamentali: la prima: “Comprendere e non giudicare perché ci sono soltanto vittime e non colpevoli”; la seconda: “Non bisognerebbe mai togliere all’essere umano la sua dignità. Umiliare qualcuno è il crimine peggiore di tutti”.

“Mio marito Maigret” di Barbara Notaro Dietrich

Tutti o quasi tutti, quindi, conoscono Maigret, ma George Simenon ha creato un altro personaggio apparentemente lasciato sullo sfondo: Louise Maigret, la moglie del commissario.

Da un po’ di tempo a casa mia non sono più dove collocare a casa i libri che compro: le librerie sono ormai piene. Ho preso quindi l’abitudine di selezionare maggiormente gli acquisti e di recarmi spesso in biblioteca per i prestiti. In uno dei miei recenti pellegrinaggi in una delle biblioteche romane di quartiere, un libricino mi ha “chiamata”. Si tratta di “Mio marito Maigret”, pubblicato dalla casa editrice E/O nel 2004, romanzo d’esordio della giornalista Barbara Notaro Dietrich che ha scelto d’indagare, con il sottotitolo “il racconto di un amore speciale” proprio la figura di Louise Maigret.

Ma chi è Louise? Vogliamo conoscerla meglio anche attraverso il libro della Notaro Dietrich?

Louise è una giovane ragazza alsaziana che si è trasferita a vivere da alcuni zii di Parigi, città dove conoscerà il suo Jules. La coppia dopo il matrimonio va ad abitare al numero 132 di boulevard Richard-Lenoir. La loro vita privata è costituita da abitudini apparentemente semplici, piccole (ma non si dice che nel piccolo risiede l’infinito?): passeggiate a braccetto, un cinema, le cene a casa della coppia di amici, i signori Pardon. Louise è una donna paziente, una moglie premurosa, una compagna devota. Una delle modalità con la quale la signora Maigret coccola il suo amato Jules, che è un buongustaio, è anche attraverso il cibo. Insomma, Louise Maigret è una specie di genius loci, dedita alla casa, alla famiglia e a suo marito. Lei vigila sul commissario, è colei che gli dona, attraverso un ambiente familiare sereno, quell’ordine al quale Maigret anela dopo il disordine creato da ogni delitto, da ogni atto criminale sul quale deve indagare.

Louise è una figura che già nella Parigi degli anni Trenta, al tempo dei primi romanzi con Maigret di George Simenon, appariva in contrasto con un ideale di donna più indipendente e determinato, una donna che cominciava ad affacciarsi nella vita sociale e nel mondo del lavoro. Nello scrivere il suo libro la Notaro Dietrich ne è consapevole. Ma è altrettanto consapevole che non è vero che Louise rimane sullo sfondo: lei spesso interviene, seppure discretamente, nelle indagini del marito. E come il marito, eroe – anti eroe, uomo apparentemente banale, anche lei è eccezionale proprio per la sua semplicità, per il suo saper apprezzare le piccole cose, l’essere capace di coltivare “un amore speciale”. Quante coppie, in fondo, sono in grado di comprendersi senza parole, solo attraverso i gesti e gli sguardi come fanno Louise e Jules? Louise è una donna che ha un’identità senza ostentazione, una persona che sa donare cura e serenità.

Al di là di eventuali querelle sul rapporto donna – uomo, certo da non sottovalutare in una fase della nostra società che appare caratterizzata da un aggravarsi della violenza nei rapporti di coppia e nella quale, almeno in Italia, da inizio 2023 sino a fine maggio sono state uccise già 45 donne, della quali 37 in ambito familiare e affettivo, il libro della Notaro Dietrich ci dà lo spunto per immergerci in un interessante personaggio letterario femminile finora poco conosciuto, attraverso i ricordi della sua vita e dell’amore per il marito. Un’occasione anche per leggere e rileggere non soltanto i libri su Maigret ma anche gli altri romanzi di Simenon. E. naturalmente, per provare un’altra ricetta speciale!

mio marito maigret barbara notaro dietrich

 

Mio marito Maigret di Barbara Notaro Dietrich, Edizioni E/O, Vite Narrate, 2004, pagg. 149, Euro 14,00

Barbara Notaro Dietrich è nata a Torino ma vive a Roma. Giornalista professionista, ha lavorato a Radio 2 Rai, al Palaexpo e attualmente lavora nell’ufficio stampa dell’Accademia dei Lincei. “Mio marito Maigret” è stato il suo romanzo d’esordio.

La cucina della signora Maigret: la torta alle susine

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È risaputo che George Simenon fosse un buongustaio e il cibo è stato il tallone d’Achille anche del suo personaggio letterario più famoso: il commissario Maigret. Egli non disdegnava di riflettere su un’indagine sedendosi a mangiare nella celebre Brasserie Dauphine, dove consumava tramezzini e un buon boccale di birra.

Ma nei 75 romanzi di Simenon nei quali è protagonista Maigret, colei che soddisfa i suoi gusti culinari è l’amata moglie Louise. La donna è un’ottima cuoca: non ha una cucina raffinata ma di tipo campagnolo e si diletta con numerose ricette: gli sgombri al forno (” c’erano ancora duecento metri da percorrere per arrivare a casa sua, dove regnava un odore di sgombri al forno. La signora Maigret li cucinava con vino bianco, a fuoco lento, insieme ad abbondante senape”, da: “Maigret e il capellone imprudente”); la quiche lorraine (“c’era della quiche lorraine per cena: Maigret lo indovinò dall’odore che veniva dalla cucina”, da: “Maigret e il cliente di sabato”); il celeberrimo “coque au vin” – il galletto al vino rosso – pezzo forte della cucina francese (“tornò a mangiare a casa e sua moglie gli servì un galletto al vino. Era uno dei suoi piatti preferiti”, da: “Maigret e l’uomo solo”).

Ormai siamo in estate e il “coque au vin” non è un piatto particolarmente adatto alla stagione calda (vogliamo rimandarlo all’autunno? Che ne dite?). Quindi vi propongo una ricetta con frutta di stagione: la torta alle susine della signora Louise. Si racconta che il commissario Maigret amasse accompagnarla con dello champagne cuvée Belle Epoque.

Colgo l’occasione per segnalarvi che negli anni ’40 Simenon conobbe un giornalista che si occupava di gastronomia – Robert J. Courtine – il quale scrisse un libro con una raccolta di ricette francesi dal titolo “A cena con Simenon e il commissario Maigret” , ispirandosi ai piatti che M.me Maigret preparava per il marito.

Ingredienti:

per una tortiera da 25 cm, per la pasta frolla:

  • 200 gr di farina 00; 1 uovo, 100 gr di zucchero, 100 gr di burro a temperatura ambiente, 1 bustina di lievito vanigliato

 per la crema:

  • 3 uova, 120 gr di zucchero, 50 gr di polvere di mandorle, 80 gr di farina, un pizzico di cannella in polvere, ½ litro di latte

per la copertura:

  • 500 gr di susine gialle ben mature, 500 gr di susine rosse ben mature

per i cristalli di caramello:

  • 50 gr di zucchero, 10 gr di burro, 1 cucchiaino d’acqua, 1 pizzico di cannella

Preparazione:

Mettere in una terrina la farina, l’uovo sbattuto, lo zucchero e il lievito. Mescolare bene. Aggiungere il burro ammorbidito poco alla volta e amalgamare tutto pizzicando il burro e la farina.
Lavorare velocemente fino a che tutta la farina sarà assorbita. Poi formare una palla, avvolgerla nella pellicola e mettere a riposare in frigorifero per almeno 2 ore.

Mettere a scaldare sul fuoco mezzo litro di latte. In una casseruola sbattere 3 uova con 120 gr di zucchero, aggiungere la farina di mandorle, 1 pizzico di cannella macinata e 80 gr di farina. Mischiare energicamente con una frusta (meglio se elettrica) e appena il latte è vicino al bollore, versare tutti gli ingredienti di cui sopra.
Mescolare ancora ma a fuoco dolce. Far cuocere, continuando a mescolare, finché il composto non si sarà addensato. Togliere dal fuoco e mettere a raffreddare.

Ritagliare un cerchio di carta forno di circa 30 cm di diametro, in modo che possa foderare anche i bordi della tortiera e stenderci sopra la pasta tirata fuori dal frigo. Si tratta di una frolla molto friabile, da maneggiare con cura perché si rompe facilmente: la cosa migliore è stenderla direttamente sulla carta forno, cospargerla di farina, schiacciarla col mattarello e poi farla scivolare dentro la tortiera. Ora versare la crema raffreddata sulla pasta frolla.

Lavare, asciugare e snocciolare le susine, tagliarle a piacere e disporle sulla crema ben avvicinate le une alle altre e mettere in forno caldo. Cuocere a 180° per 35 minuti circa. In un pentolino preparare un caramello con lo zucchero, il burro, l’acqua e un pizzico di cannella. Quando ha raggiunto il colore desiderato toglierlo dal fuoco e versarlo su un foglio di carta forno posato su un tagliere di legno.
Aiutarsi con mezzo limone per stenderlo e far freddare. Poi mettere in frigorifero fino a quando toglieremo la torta dal forno.
A questo punto va ridotto in piccoli cristalli, quindi accartocciare la carta forno e rompere il caramello stringendo il fagottino fra le mani.

Estrarre la teglia dal forno e spolverizzare immediatamente coi pezzettini di caramello che col calore della torta si scioglieranno. Lasciar raffreddare e poi…sotto con il desiderio di dolce!

Leggere con Gusto, la rubrica che parla di libri e cibo.  

Mio marito Maigret di Barbara Notaro Dietrich

Michela Scomazzon Galdi

Michela Scomazzon Galdi, giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, mi occupo da oltre 20 anni di comunicazione e organizzazioni eventi nel settore della cultura. In anni più recenti ho scelto di lavorare “per le donne e con le donne” e aiuto le artiste, in particolare quelle emergenti, a promuovere le loro opere e i loro progetti (libri, mostre d’arte, piccoli festival di cinema ecc.) attraverso il supporto di una comunicazione a colori per contribuire insieme a diffondere bellezza nel mondo. Ho lavorato tanti anni per il Dialogo interculturale, anche attraverso un Festival di cinema e cultura ebraica da me ideato e del quale sono stata Direttrice artistica e organizzativa per 10 anni. Pasionaria, salvata dai libri, leggo, scrivo, fotografo (soprattutto la mia amata Roma), adotto meticci e sperimento ricette di cucina. Le mie parole guida nella professione? Cultura, Bellezza, Donne, Diritti, Colori. Il mio mantra professionale e di vita? Mettici più cuore e meno cervello.

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