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“Marina” di Carlos Ruiz Zafón: recensione libro

“Il tempo e la memoria, la storia e la finzione, si fondevano in quella città stregata come acquerelli sotto la pioggia. Fu lì, tra quelle strade ormai scomparse, che cattedrali e palazzi usciti da un libro di fiabe architettarono lo scenario di questa storia.” -Marina-

Citazioni che più ho apprezzato del libro:

-“Ricordiamo solo quello che non è mai accaduto.”

-“Prima o poi, l’oceano del tempo ci restituisce i ricordi che vi seppelliamo […] Tutti noi custodiamo un segreto chiuso a chiave nella soffitta dell’anima. Questo è il mio.”

-“German decise all’istante che avrebbe sposato quella donna, fosse stata l’ultima cosa che faceva nella vita.”

-“Quello che inizia male non può che migliorare.”

-“Le persone come lui suscitano sempre la diffidenza di chi sente inferiore. L’invidia è un cieco che vuole strapparti gli occhi.”

-“La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.”

-“La giovinezza è una fidanzata capricciosa. La comprendiamo e l’apprezziamo solo quando ci lascia per un altro e non torna più.”

-“Il nostro corpo comincia a morire nel preciso istante in cui nasciamo. Siamo fragili. Creature passeggere. Ciò che resta di noi sono le azioni, il bene e il male che facciamo ai nostri simili.”

Trama di “Marina”

Barcellona, fine deli anni Settanta. Oscar Drai è un giovane studente che trascorre i faticosi anni della sua adolescenza in un cupo collegio della città catalana. Colmo di quella dolorosa energia così tipica dell’età, fatta in parti uguali di sogno e insofferenza, Oscar di tanto in tanto ama allontanarsi non visto dalle soffocanti mura del convitto, per perdersi nel dedalo di vie, ville e palazzi di quartieri che trasudano a ogni angolo storia e mistero. In occasione di una di queste fughe il giovane si lascia rapire da una musica che lo porta fino alle finestre di una casa. All’interno, su un tavolo, un antico grammofono suona un’ammaliante canzone per voce e pianoforte; accanto, un vecchio orologio da taschino dal quadrante scheggiato. Oscar stesso, nel momento in cui sottrae l’oggetto e scappa, è sopraffatto da un gesto che risulta inspiegabile a lui per primo. Qualche giorno dopo però tutto gli apparirà tanto chiaro quanto splendidamente misterioso. Tornando sui suoi passi per restituire il maltolto, infatti, Oscar incontra la giovane Marina e il suo enigmatico padre, il pittore German. E niente per lui sarà più come prima. Il suo innato amore per il mistero si intreccerà da quel momento ai segreti inconfessabili del passato di una famiglia e di una Barcellona sempre più amata: segreti che lo spingeranno non solo alla più lunga fuga mai tentata dal detestato collegio, ma anche verso l’irrevocabile fine della sua adolescenza.

“Marina” di Carlos Ruiz Zafòn: recensione libro

La Barcellona di Zafòn

“Marina” è il libro di Zafón che più mi è piaciuto tra gli ultimi che ho letto dello stesso autore, anche se mi risulta particolarmente difficile fare davvero una classifica tra questi. È inoltre il primo libro che ho letto dopo la morte dell’autore stesso, ed è forse il motivo per il quale ho iniziato la lettura con il cuore a pezzi e pronto a far tesoro di ogni singola parola scritta all’interno del romanzo. Ormai mi mancano solo due letture di quelle pubblicate nel corso degli anni da Zafón e ogni volta, ad ogni pagina, ad ogni frase , ad ogni parola mi rendo conto che saranno le ultime volte che leggerò qualcosa di nuovo appartenente a lui. La notizia della sua morte è stato un fulmine a ciel sereno, non smetterò mai di consigliarvi di dare almeno una possibilità ai suoi libri di entrare a far parte delle vostre librerie, sono certa che non ve ne pentirete.

Ma comunque, “Marina” è una storia che cattura man mano e che affascina il lettore dall’inizio alla fine.
Tutto in questo libro è mescolato insieme con passione e cura. Appare meraviglioso e alquanto reale il modo in cui l’autore riesce a trasportare il lettore per le vie di Barcellona, facendo intendere anche i vari collegamenti che vi sono tra le strade. Ogni dettaglio, dalla descrizione dei palazzi, al cielo, agli ambienti in generale è curata nei minimi dettagli tanto da far quasi sembrare di star guardando un film piuttosto che star leggendo un libro. Mi è capitato addirittura, mesi dopo la lettura, di camminare per le strade e rimanere imbambolata davanti a dei palazzi solo perché mi ricordavano quelli descritti nelle pagine di questo romanzo. D’improvviso infatti, pagina dopo pagina, ci si ritrova immersi in vicoli di storia tra attimi di paura e di smarrimento. Fino ad arrivare in un cimitero: è da lì che realmente inizia tutto.
I protagonisti di questa vicenda rimangono impressi nell’anima anche quando si è ormai da tempo
terminata la lettura. Rimangono vividi nella mente, con i loro modi di fare, le loro storie, i loro caratteri e i
loro misteri. Talvolta ancora mi capita di pensare a loro, tanto che sono riusciti a colpirmi.

Ciò che però mi ha più lasciata sorpresa è stato scoprire che il contenuto della trama, e quindi di tutto ciò che lessi in copertina prima di acquistare il libro, non è altro che solo il 20% del reale contenuto di questo capolavoro.
A quello che potrebbe essere un racconto normalissimo infatti Zafón unisce vicende dell’orrore che talvolta mi hanno fatto accapponare la pelle e mi hanno forzata a guardarmi le spalle. Tutte queste vicende spaventose sono però mescolate e legate ad altre storie, così pure e candide che talvolta mi sono sorpresa in lacrime: come ad esempio quella di un pittore che ha come sue opere più belle i 1000 ritratti della moglie, la quale morte portò costui a lasciare qualsiasi forma d’arte e a dedicarsi ad una sola cosa, sua figlia, unico lascito di quella donna da lui tanto amata. Ma come può una storia così tenera e reale andarsi poi a legare con vicende macabre di uomini, mostri e cattiveria? E chi è Oscar? E Marina? Che ruolo hanno in questa vicenda? Questo romanzo, come praticamente tutti i romanzi di Zafón, contiene tutto: amore, terrore, drammi, dolore, misteri, enigmi da risolvere, storia.

Questo libro è talmente meraviglioso che qualsiasi parola mi pare quasi banale a suo confronto, motivo per il quale non me la sento di proseguire con una recensione lunga e dettagliata, anche per non rovinare quello che è il suo vero contenuto. “Marina” è stato per me un viaggio unico e meraviglioso che porterò con me per tutta la vita e che mi tornerà alla mente nei momenti più disparati esattamente come sucecde ora. Se volete staccare la mente, se volete piangere, restare a bocca aperta, sentire il batticuore, riscoprire un po’ il senso della paura o conoscere personaggi meravigliosi con un passato estremamente interessante non posso far altro che consigliarvelo e augurarvi buona lettura.

P.S. Preparate i fazzoletti.

“Marina ti sei portata via tutte le risposte”.

Biografia dell’autore

Carlos Ruiz Zafòn

Carlos Ruiz Zafòn Scrittore spagnolo  (Barcellona 1964 – Los Angeles 2020). Ha iniziato la sua carriera letteraria nei primi anni Novanta come autore di libri per ragazzi, giungendo al successo nel 2002, quando ha pubblicato con la casa editrice Planeta L’ombra del vento, vincitore di numerosi premi internazionalicui ha fatto seguito nel 2008 Il gioco dell’angelo. Collaboratore dei quotidiani spagnoli “El País” e “La Vanguardia”, ha parallelamente svolto l’attività di scenografo. Tra le sue altre opere vanno citati i romanzi Le luci di settembre (1995), Il prigioniero del cielo (2011), Il labirinto degli spiriti (2016), El príncipe de Parnaso (2018) e La città di vapore (2020). E’ morto a Los Angeles il 19 giugno 2020 all’età di 55 anni, in seguito ad un cancro al colon contro cui combatteva dal 2018.

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“Marina” di Carlos Ruiz Zafón, edizioni Mondadori .La Biblioteca di Laris.

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Mi chiamo Lara, ho 22 anni. Amo leggere e scrivere. Scrivo recensioni per il puro piacere di farlo e per condividere con chi mi legge le emozioni che i libri sanno trasmettere. Qui di seguito trovate il link della mia pagina Instagram dedicata per l'appunto a questa mia passione: https://instagram.com/la.biblioteca.di.laris?utm_source=qr&igshid=MzNlNGNkZWQ4Mg%3D%3D

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