Leggere con Gusto

“Così allegre senza nessun motivo” di Rossana Campo: il potere dei libri e dell’amicizia tra donne e la ricetta della Tarte Tatin

Per il mese di settembre ho scelto di proporvi un libro che forse, soprattutto per alcune lettrici, potrebbe anche essere una rilettura ma che, comunque, vi consiglio di riprendere in mano: “Così allegre senza nessun motivo” di Rossana Campo, pubblicato da Bompiani a giugno del 2019.

Il romanzo racconta la vita e l’amicizia tra alcune donne, in gran parte di origine italiana, che si conoscono a Parigi, una città che ha dato loro la possibilità di ricominciare una nuova esistenza: come scrisse Gertrude Stein – e come ci ricorda la Campo – “L’America è il mio Paese, Parigi è la mia città”.

In questa polifonia al femminile, Patti è la voce narrante, capelli castani con mèches color ciliegia, barista ora disoccupata, lesbica e in fuga dalle relazioni; Sandra, sicura di sé, gran décolleté e grandi fianchi, ufficio stampa di una galleria d’arte; Manu è un’erborista pugliese un po’ maga e con una testa di ricci neri; Lily, mezza siciliana e mezza francese, alta e con i capelli scuri, fa l’organizzatrice di matrimoni; Alice, miope, piccolina e in carne, scrive storie per ragazzi; Yumiko, metà giapponese e metà italiana. E infine, Amanda, metà francese e metà cubana, insegnante, portata nel gruppo da Patti.

Queste donne, molto diverse tra loro, hanno in comune l’aver superato i 50 anni e, soprattutto, l’amore per la letteratura e la lettura, passione che le ha portate a fondare un apposito gruppo: Les Chiennes Savantes, nome scelto in omaggio alla scrittrice Virginie Despentes. Ogni settimana si riuniscono a casa di una di loro per parlare di romanzi o di saggi, purché “prodotti da menti femminili”.

Vi starete chiedendo: ma come funziona questo gruppo di lettura?

Vediamo cosa risponde Manu ad Amanda, l’ultima entrata nel gruppo, che si sta chiedendo la stessa cosa:

siamo un gruppo di donne che amano divorare libri e chiacchierare di quello che hanno letto. Il patto è evitare discussioni accademiche, maschili, pallose, e legare sempre quello che leggiamo a noi, alle nostre esperienze”.

Il primo mercoledì del gruppo, raccontato nel libro, le sette amiche si incontrano da Sandra che le accoglie con una cena libanese accompagnata da una bottiglia di Chardonnay. La serata inizia parlando di Colette – “la migliore di tutte resta pur sempre lei” – e del suo capolavoro “Chérì”: la matura eroina, Lea, ha una storia con un ventiquattrenne e alla fine sarà abbandonata dal giovane amante. Lea “ha cinquant’anni, come noi, più o meno” dice Manu ma Sandra sottolinea con brio che “i cinquant’anni oggi sono i nuovi trenta” (e, aggiungo io, magari!). Il parlare dell’abbandono della protagonista da parte dell’amante fa calare un po’ la vivacità del gruppo e induce Manu a riflettere:

“C’è qualcosa che succede alle donne intorno ai cinquant’anni, cominciamo a sentirci tagliate fuori dalla seduzione, non ci sentiamo più desiderate. Credo che tendiamo a ritirarci dai giochi prima del tempo”.

Al secondo incontro, si ritrovano tutte a casa di Manu, “una casa piena di colori” con le pareti dipinte di arancione, giallo, rosa intenso, piena di ricordi di viaggi, tappeti afgani, sculture africane e vetrine con divinità femminili tibetane, e Amanda porta il libro “L’età pericolosa” di Karin Michaelis. Prendendo spunto da questo libro, sarà proprio Manu a evidenziare che “c’è qualcosa che succede con l’inizio della menopausa, una specie di colpo di reni dell’inconscio femminile, delle nostre energie profonde, è come se la natura ti dicesse senti cara, ora puoi occuparti di te, va pure tesoro, chiudi il gas e divertiti”.

A ogni incontro, talmente vivace e veritiero che a noi lettori – in particolare a noi lettrici – sembra quasi di partecipare, le amiche attraverso i libri proposti riflettono su sé stesse e  su cosa significhi essere donne. Spiega Sandra:

il nostro gruppo di lettura l’avevo pensato proprio per questo scopo. Provare a leggere dei libri che ci aiutano a capire, e a cambiare certi meccanismi che abbiamo assimilato, come l’autolesionismo, o il pensare che senza un uomo accanto valiamo poco, siamo più fragili”.

Di incontro in incontro, di libro in libro, di cena in cena, di bottiglia in bottiglia, in “Così allegre senza nessun motivo” ci si confronta su esperienze personali, sull’amore, sul dolore degli abbandoni, sull’essere madri e sull’essere figlie.  Un racconto sulla forza catartica della sorellanza e sul potere profondo della lettura che qui diviene occasione di confronto umano, amicale, affettivo.

Così allegre senza nessun motivo” è una storia di donne che vi coinvolgerà. Rossana Campo, attraverso dialoghi fluidi, veloci e pieni di verve, ricrea quell’atmosfera – se non sempre rilassata, almeno spensierata – di un gruppo di amiche che si conoscono da tempo e che sono così in confidenza da non temere di tirar fuori la propria interiorità attraverso il confronto con le altre.

Un romanzo brillante e ironico ma che fa riflettere e nel quale, alle chiacchiere e agli incontri tra amiche, fa da sfondo – “così accogliente anche d’inverno e con la neve” – la città di Parigi.

Sandra, Manu, Patti, Alice, Lily, Yumiko, Amanda sono donne come noi, donne che assomigliano alle nostre amiche: diverse ma eguali, passionali, vitali, fragili, forti, arrabbiate, sognatrici. E come noi, quando siamo in un gruppo al femminile, in fondo anche un po’ “pazze” ma sempre “così allegre”. Spesso, anche senza nessun motivo!

Prima di augurarvi buona lettura, anche noi lettrici come le protagoniste del romanzo:

Brindiamo.

A cosa? A noi donne selvagge che nonostante tutte le nostre battaglie,

 siamo ancora qui,

 simpatiche sorridenti e unite”.

“Così allegre senza nessun motivo” di Rosanna Campo, Editore: Bompiani

Anno Pubblicazione: Giugno 2019

Pagine: 189

ROSSANA CAMPO nata a Genova, vive tra Roma e Parigi. Ha esordito nel 1992 con un fortunato romanzo “In principio erano le mutande”, diventato anche un film dallo stesso titolo, diretto nel 1999 da Negri. Tradotta in diversi paesi, la Campo ha vinto il Premio Strega Giovani con il romanzo “Dove troverete un padre come il mio” che ha vinto anche il Premio Elsa Morante. Il suo libro più recente è “Conversazioni amorose”, pubblicato nel 2022 da Bompiani.

I dolci francesi

Le amiche narrate da Rossana Campo quando si incontrano per il loro gruppo di lettura non si fanno mancare cene prelibate e, le golose e i golosi lo sanno, non si può terminare un buon pasto senza il dolce. È noto che la Francia, paese dove queste donne italiane sono emigrate per rifarsi una nuova vita, ha dato un significativo contributo alla pasticceria mondiale ed è una delle mete preferite dai viaggiatori più ghiotti. Tra creazioni classiche e recenti, i dolci francesi sono tutti delle specialità e la pasticceria, vanto nazionale e apprezzata nel mondo, ha tante preparazioni differenti per complessità di ingredienti, tecniche di lavorazione e risultati finali: come i friabili croissant, i colorati macarón, le torte, i bignè da farcire.

D’altronde, la vera pasticceria intesa in senso moderno affonda le sue radici proprio in Francia. È nel Medioevo che inizia la distinzione tra cuochi salati e pasticcieri e, restando in Europa, è dopo la scoperta delle Americhe che nasce l’arte dolciaria, grazie all’introduzione dello zucchero e successivamente del cacao. Va segnalato che in questa fase i legami tra Francia e Italia sono significativi: per esempio, i gelati sono inventati alla corte parigina ma solo grazie ai cuochi italiani giunti al seguito della regina Caterina de’ Medici; è probabilmente un italiano – Penterelli – il pasticciere che ha inventato la pasta choux. Sempre a proposito di storia, vanno citati due nomi rilevanti della pasticceria francese: François Vatel (a cui è ispirato l’omonimo film con Gerard Depardieu), che ha reso celebre la crema Chantilly, e Marie-Antoine Carême, che con il suo manuale “Le pâtissier royal parisien” ha fissato alcune regole dell’arte pasticceria valide tutt’oggi.

La ricetta della Tarte tatin (o torta di mele rovesciata)

Come abbiamo scritto, la pasticceria francese offre una varietà notevole di prodotti. Tra i dolci più conosciuti, oltre ai già citati croissant, macaron, bignè, nonché alle madeleine (rese eterne da Proust), ricordiamo la torta Saint-Honoré, la torta Buche de Noel (un tronchetto natalizio al cioccolato), il Clafoutis (una torta bassa con ciliegie), il Savarin. E poi c’è la Tarte Tatin, o torta di mele rovesciata, che le sette amiche di “Così allegre senza nessun motivo” degustano alla fine di una delle loro cene. Si tratta di un famoso dolce francese nato a inizio Novecento per un errore delle sorelle Carolina e Stephanie Tatin, albergatrici a Loret-Cher. Non è una torta veloce, perché la ricetta originale prevede la preparazione della pasta brisée (un impasto tipico della cucina francese, usato sia nei dolci che nelle torte salate), ma si può sempre realizzare in maniera espressa utilizzando un rotolo di impasto già pronto. Superato l’ostacolo della difficoltà di preparare la pasta brisée, basteranno pochi ingredienti e pochi step e sarà una delle torte più semplici che avrete mai fatto. Allora…siete pronti?

Ingredienti:


  • 1 rotolo di pasta brisée
    • 6 mele renette o 4 Golden o Granny Smith
    • 200 g di zucchero
    • sale q.b.
    • 70 g di burro
    • acqua q.b.
    • cannella
    • gelato alla vaniglia (facoltativo)

 

Persone: 8; Stampo: 22-24 cm; Preparazione: 20 minuti; Cottura: 35 minuti.

Procedimento:

Togliete la buccia e il torsolo e tagliate le mele a spicchi non sottili.  Con le mele renette ne servono circa 6, se le mele sono Golden o Granny Smith dovrebbero bastarne anche 4. Mettetele un attimo da parte (se vi piace, potete spolverarle con un po’ di cannella).

In un pentolino mettete i 150 g di zucchero, un po’ d’acqua (mettetene all’inizio 2 cucchiai e poi valutate se aggiungerne altra) e lasciate caramellare il vostro zucchero fino a che non diventerà color nocciola. Non mescolatelo, fate solo roteare il pentolino per mescolare il tutto. Imburrate uno stampo da circa 22-24 cm.

Quando il caramello sarà color nocciola (attenzione a non bruciarlo!), aggiungete il burro a pezzetti. Quando il burro sarà completamente sciolto, togliete il pentolino dal fuoco. Prendete il caramello dopo qualche istante (non deve essere bollente) e versatelo nello stampo.

Metteteci sopra le mele a raggi, facendo attenzione a non formare troppi spazi vuoti tra il caramello e le mele: dev’essere tutto il più compatto possibile. Se vedete dei buchi, cercate di riempirli con pezzetti di mele. Spolverate sopra alle mele un po’ di zucchero (aiuterà a caramellare) e, se vi piace, potete aggiungere un pizzico di sale: esalterà tutti i sapori.

Schiacciate bene le mele contro il fondo. Prendete il rotolo di pasta brisée, apritelo e stendetelo uniformemente sopra alle mele: deve restare il più attaccato possibile. Con un dito, foderate anche i bordi, spingendo verso il basso la pasta e tagliate quella in eccesso.

Cuocete in forno statico preriscaldato a 180 °C per circa 35-40 minuti. Quando sarà pronta, lasciatela raffreddare, rivoltate lo stampo e servite la torta dopo almeno 30 minuti. E come accompagnamento? Alcune palline di buon gelato alla vaniglia. 

 

Leggere con Gusto, la rubrica che parla di libri e cibo.  

 

Michela Scomazzon Galdi

Michela Scomazzon Galdi, giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, mi occupo da oltre 20 anni di comunicazione e organizzazioni eventi nel settore della cultura. In anni più recenti ho scelto di lavorare “per le donne e con le donne” e aiuto le artiste, in particolare quelle emergenti, a promuovere le loro opere e i loro progetti (libri, mostre d’arte, piccoli festival di cinema ecc.) attraverso il supporto di una comunicazione a colori per contribuire insieme a diffondere bellezza nel mondo. Ho lavorato tanti anni per il Dialogo interculturale, anche attraverso un Festival di cinema e cultura ebraica da me ideato e del quale sono stata Direttrice artistica e organizzativa per 10 anni. Pasionaria, salvata dai libri, leggo, scrivo, fotografo (soprattutto la mia amata Roma), adotto meticci e sperimento ricette di cucina. Le mie parole guida nella professione? Cultura, Bellezza, Donne, Diritti, Colori. Il mio mantra professionale e di vita? Mettici più cuore e meno cervello.

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