A Garamond Type

“Il caso Alaska Sanders” di Joël Dicker: recensione libro

IL CASO ALASKA SANDERS non sfugge a una verità incontrovertibile: «Un caso non è mai veramente chiuso.»

E l’ultimo romanzo di Joël Dicker, edito in Italia da La nave di Teseo, risponde a un’altra verità incrollabile: la mole considerevole dei libri di alcuni specifici autori (e questo consta di ben 607 pagine!) non spaventa affatto i lettori, anzi li attrae e incolla alle sue pagine in un vortice di lettura vorace alla quale io stessa non sono riuscita a sottrarmi, avendolo terminato praticamente in 48 ore non ininterrotte.

Marcus, Perry, Harry dieci anni dopo

Spacciato come il seguito del fortunatissimo LA VERITÀ SUL CASO HARRY QUEBERT, pubblicato ben dieci anni fa, (e in effetti lo è e ha per protagonisti l’alter ego di Dicker, lo scrittore Marcus Goldman, il sergente Perry Gahalowood, e, seppure defilato come un fantasma ma non per questo meno importante, Harry Quebert stesso), questo libro è idealmente il secondo di una trilogia che, a detta dell’autore, “si può leggere in qualunque ordine”. E in esso viene citato più volte il libro che Goldman ha intenzione di scrivere, ossia IL LIBRO DEI BALTIMORE, in realtà già pubblicato e mio preferito in assoluto tra tutti i libri di Dicker.

Quando scoprire che essere prevenuti spesso è un abbaglio

Mi sono avvicinata a questo libro appena uscito da prevenuta, temevo di restarne delusa da un Dicker non in splendida forma, ma per fortuna non è stato così, anzi mi azzardo a dire che la sua lettura sia imprescindibile per completare quasi un cerchio di opere che l’autore ha sapientemente orchestrato, in un gioco continuo di specchi fra lui stesso e Goldman, facendo intuire che il confine tra i due è labilissimo per alcuni aspetti, in primis la solitudine dello scrittore.

C’è chi intreccia fili di lana e chi intreccia fili di trama

Nell’aprile del 1999 la cittadina di Mount Pleasant viene scossa dal brutale assassinio di una ragazza, Alaska Sanders. Il colpevole viene identificato e tutto fa pensare che il caso sia stato risolto. Ma gli strascichi sulle vite dei protagonisti sono troppi e undici anni dopo il caso viene riaperto. Gli indizi, le piste, gli incastri e le congetture sono intelligentemente disseminati tra le pagine in modo da tenere alta l’attenzione e la voglia di continuare a leggere morbosamente. Posso tranquillamente confessare che mi ha aiutata a superare il mio recente famigerato “blocco del lettore”; inoltre io, che purtroppo troppo spesso tendo a banalizzare certi espedienti autoriali, mi sento di dire che qui “tutto gira ben oliato” e che vale il detto che un libro è buono quando dispiace di averlo terminato.

Scrivere per riparare

Il valore dell’amicizia è molto importante e permea tutte le vicende: quella tra Marcus e Perry, e quella tra Marcus e Harry. Non è importante sentirsi sempre, bensì sapere di esserci l’uno per l’altro. Ma nella vita arriva sempre il momento di pensare a se stessi e capire il senso che ci anima.

“Chiediti perché scrivi. Una volta che avrai risposto a questa domanda, saprai cosa fa di te uno scrittore. Tu lo sai perché scrivi, Marcus?”
Rimasi zitto, prima di ammettere:
“Non lo so, Harry, non lo so più.”
“Non posso rispondere al posto tuo, Marcus, ma ti dirò cosa penso. Tu scrivi per riparare qualcosa.”

(traduzione di Milena Zemira Ciccimarra)

Il caso Alaska Sanders” di Joël DickerLa nave di Teseo. A Garamond Type.

Laura Busnelli

Commercialista “pentita”, ho maturato anche un’esperienza pluriennale in Sony. Lettrice appassionata e tuttologa, all’alba dei quarant’anni mi sono scoperta scrittrice, dopo essermi occupata di correzione bozze ed editing. Sono stata una libraia indipendente per tre anni, saltuariamente faccio ancora incontrare libri e lettori con grande gioia. Operatrice culturale, modero spesso eventi e racconto il mondo dei libri anche online, tengo una rubrica su libri a tema animali su RadioBau & Co. (web radio del gruppo Mediaset) e collaboro con l'associazione culturale "Librai in corso" nell’organizzazione di eventi e in corsi a tema. La mia rubrica qui si chiama "A Garamond Type" perché il Garamond è il carattere adottato per quasi tutti i libri italiani e Type sta sia per carattere, font, sia per tizio. E la tizia sarei io.

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