Libri censurati

“American psycho” di Bret Easton Ellis e la censura per “questioni estetiche”

Buongiorno e ben tornati qui, con la rubrica che vi spiega cosa dovete leggete finché potete ancora leggerlo.

Quando parliamo di censura di libri spesso pensiamo a nazioni, mondi e culture lontane dal nostro democratico occidente dove pensiamo di poter leggere tutto, ma non è così.

Oggi parliamo di Bret Easton Ellis e del suo American Psycho uscito nel 1990 e posto immediatamente sotto censura.

Per quanti di noi hanno letto il libro e/o visto l’adattamento cinematografico, sappiamo bene di cosa si parla, per tutti gli altri… beh, ve lo spiego subito.

american psycho censura

Quando uscì American Psycho nel marzo 1991 tutti lo stavano aspettando. Volevano sapere se il nuovo romanzo di Bret Easton Ellis era davvero così scandaloso come si diceva in giro. Fu un evento annunciato, non solo per la fama e il protagonismo mondano dell’autore che allora aveva 26 anni, ma soprattutto perché qualche mese prima dell’uscita Simon & Schuster, l’editore che in un primo momento aveva acquistato i diritti, aveva annunciato la decisione di non pubblicare il libro e di rinunciare all’anticipo di 300 mila dollari già versato a Ellis.

La motivazione ufficiale parlava di «divergenze estetiche», che era un modo gentile per dire che il contenuto del libro era troppo estremo. Si dice che la decisione fu presa dopo che George Costillo, il grafico che aveva disegnato le copertine dei precedenti romanzi di Ellis, aveva rinunciato all’incarico con queste motivazioni: «Mi sento disgustato da me stesso per averlo letto».

Il 16 novembre, dopo la rinuncia di Simon & Schuster, i diritti furono comprati da Vintage, casa editrice di Random House, e il 3 marzo il libro arrivò in libreria.

Ambientato fra la primavera del 1988 e il dicembre del 1989, alla fine dell’Amministrazione Reagan e nel momento della caduta dei prezzi petroliferi che avrebbe innescato la crisi iracheno-kuwaitiana, il romanzo racconta un’America che se dai tempi del Far West era economicamente progredita, manteneva però le stesse ristrettezze mentali: materialismo, egoismo, sessismo, razzismo, omofobia erano infatti ancora radicati un secolo e mezzo più tardi, e del resto lo sono ancora oggi.

Bret Easton Ellis (Los Angeles, 1964) traccia un’allegoria dell’Inferno dantesco nella società contemporanea (memorabile l’incipit “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”) dove la sofferenza interiore è ormai endemica. La parabola di Patrick Bateman, allucinato protagonista del romanzo, è l’ideale prosecuzione di quella di Dorian Gray; la questione estetica non è più soltanto una questione di appagamento dei sensi e dell’intelletto, ma diventa un mezzo di sopraffazione dell’altro, perché anche la violenza ha paradossalmente una sua “immagine”, sia essa fisica o verbale. E le sconvolgenti scene di omicidi e cannibalismo (frutto della fantasia malata di Bateman) sono la perfetta metafora di una società che stava (e sta) divorando se stessa attraverso un irresponsabile spreco di risorse, ma anche la banalizzazione dei rapporti umani e la mitizzazione del consumismo. Sullo sfondo, una città decadente ma non priva di fascino, con strade luminose e angoletti sordidi e bui, un sottosuolo dove sfogare personalità irrimediabilmente alienate.

Un ritratto della società contemporanea non certo lusinghiero, surreale per quanto ancorato alla realtà, specchio di un disfacimento morale, sociale ed economico che non a tutti è piaciuto e così ecco che, appena uscito, si attirò diverse critiche anche molto cruente… quasi quanto quelle descritte nel romanzo stesso!

Per Bret Easton Ellis American Psycho è un romanzo profetico sul consumismo e sul narcisismo di massa, il più completo selfie della nostra epoca. Lo ha scritto di recente in un articolo apparso su Town&Country: «Le persone sono così perse nel loro narcisismo che non sono in grado di distinguere un individuo dall’altro (e per questo Patrick se la cava nonostante i suoi crimini). È un atteggiamento che mostra quant’è cambiata poco l’America dalla fine degli anni Ottanta: molte cose sono state semplicemente amplificate e accettate. L’ossessione che ha Patrick per sé stesso, con le sue antipatie e simpatie, con la sua attenzione dettagliata e ossessiva per tutto quello che possiede, indossa, mangia, guarda, ha certamente raggiunto una nuova apoteosi. Per molti versi il testo di American Psycho è la più completa serie di selfie di un uomo». L’unica differenza, scrive ancora Ellis, è che all’inizio degli anni Novanta ci si poteva ancora nascondere, mentre oggi Bateman a 52 anni «farebbe il troll sui social media usando account falsi, si vanterebbe su Twitter dei suoi successi, userebbe Instagram per ostentare la sua ricchezza, i suoi addominali, le sue potenziali vittime. Negli anni ’80, ai tempi di Patrick Bateman c’era una possibilità di nascondersi che ora non c’è, viviamo in una cultura completamente esibizionista».

In un articolo recente del Guardian sui 25 anni del libro, lo scrittore Irvine Welsh ha scritto che American Psycho è «un classico moderno», «uno dei due lavori di fiction sullo spirito del nostro tempo che hanno definito l’America tra la fine del secolo scorso e l’inizio di questo, insieme a Fight Club di Chuck Palahniuk». Per Welsh «American Psycho tiene davanti alle nostre facce uno specchio iperrealista e satirico, e il fastidioso shock che produce nel riconoscerci è proprio quel contorto riflesso di noi stessi e del mondo in cui viviamo».

American Psycho: la censura

Quando vide la luce questo romanzo fu accusato di maschilismo, di essere gratuitamente violento e fin troppo sadico, ed è così che la Germania nel 1991 decise per la censura in modo tale da impedire ai giovani di essere turbati dalla realtà che quel libro narrava… ironico come si cerchi di proteggere i giovani, non cercando di migliorare la realtà in cui vivono ma impedendo loro di vederla descritta in un libro! Beh, quel ban non durò poco, visto che venne rimosso solo nel 2000.

Ma altri stati democratici decisero di mettere all’indice questo libro, tra i quali troviamo il Canada.

In Australia e Nuova Zelanda la vendita di American Psycho fu vietata ai minori di 18 anni fino al 2000. Nello stato del Queensland viene venduto solo nel cellophane per impedire che venga sfogliato dai minori in libreria.

Altre curiosità riguardo questo libro:

– Nel 1995 una copia di American Psycho fu trovata sul comodino del serial killer e stupratore seriale canadese Paul Bernardo. Secondo l’accusa al processo – ha scritto il Toronto Star – Bernardo si vestiva come Patrick Bateman e leggeva American Psycho “come la sua Bibbia”. Il giudice LeSage non ammise il romanzo come elemento di prova, per paura che la giuria fosse influenzata dalla lettura: «È fuori questione che quello che è scritto in questo romanzo sia violento, perverso e per usare il linguaggio comune “malato”. Questo libro, se presentato o letto per intero o in parte dalla giuria avrebbe un significativo effetto pregiudiziale»;

– il libro fu aspramente criticato dalla seconda moglie del padre dell’attore Christian Bale: ironico se si pensa che Bale fu il protagonista dell’adattamento cinematografico del libro stesso.

Bene, eccoci qui alla fine di questa piccola disamina su American Psycho e la sua storia di censura.

Voi avete letto il libro? O avete solo visto il film? Se sì, cosa ne pensate?

Libri Censurati, una rubrica a cura di Donatella Maina Gioia su The BookAdvisor.

Redazione

Redazione della pagina web www.thebookadvisor.it

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