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“Il confine” di Silvia Cossu: recensione libro

“Manipolazione → alterazione, contraffazione, sofisticazione, raggiro.

Persuasione → indurre, convincere, suggerire, ottenere consenso.

Termini differenti che si fondono e confondono. Si può facilmente ammettere che, in qualche misura, più o meno tutti fin da piccoli siamo stati manipolatori e manipolati, persuasori e persuasi.

A fare la differenza sono soprattutto i fini e i mezzi.

– Rielaborare e occultare parte della verità, facendo leva sulle emozioni, la fiducia, i sensi di colpa, i punti deboli dell’interlocutore, per perseguire i propri interessi.

– Modificare il punto di vista, gli schemi mentali, gli atteggiamenti di fronte alla vita, attraverso l’ascolto, l’incoraggiamento, lo scambio equo di idee, la suggestione, puntando ad uno scopo comune.

In teoria, da una parte si avrà sempre un vincitore e uno sconfitto, dall’altra le parti saranno sullo stesso piano. Nella pratica, invece, è facile sconfinare e farci ingannare dalle apparenze.

Una scrittrice disincantata che campa scrivendo biografie a pagamento per personaggi celebri, facendo credere che sia una cosa necessaria per fissare nel tempo il segno del loro passaggio su questa terra.

“La vanità è il motore morale del nostro tempo. La sua etica privata. La sua frustrazione uccide più di qualunque malattia. Ed è in questo varco, tra ciò che la persona è e la sua rappresentazione, che mi sono infilata per vivere. […]

Siamo tutti condizionati dalla necessità di mostrare chi siamo molto più di ciò che ci piaccia ammettere.”

Un illustre e sfuggente psichiatra, luminare delle terapie brevi, acclamato e desiderato dai più e meno noti, che quella biografia se la vuole far scrivere proprio da lei, sfidandola nell’impresa di decodificare una vita a lenti deformate e specchiate.

“La sensazione e di riflettermi su una superficie curva, dove non capisco se ciò che scorgo altro non è che quello che metto in scena io: la deformazione della mia voce, la tensione con cui mi sforzo di comprendere qualcosa che non so se appartiene a lui o a me.”

Personaggi ambigui che gravitano intorno ai due.

Vanità, verità, sfida, manipolazione, persuasione, e una biografia da scrivere che assume più le tinte di una pesca nel torbido.

“[…] per colpire nel segno ci si poteva allenare a lungo, posizionando il bersaglio, contando i metri, e mirando infinite volte – alla fine qualcuno ci arrivava, e qualcun altro no. Oppure si poteva scoccare la freccia in un punto qualsiasi, e poi disegnarci intorno il bersaglio. In questo secondo caso la vittoria era assicurata, e l’operazione ripetibile.”

Il confine è questo libro che ci fa oscillare su un filo sottilissimo, divisorio precario tra due mondi dai contorni sfocati a un tot di metri da terra; abbastanza per schiantarsi, abbastanza per confonderli, abbastanza per perderci la testa cercando di capire chi è cosa, abbastanza per consacrarci famelici funamboli tra le pagine, incapaci di mollare il filo.

Il confine è il non sapere dove ci si trova esattamente: se dentro alla verità o ad una farsa.

“Comincia a muoversi sul confine scivoloso che separa la manipolazione dalla cura, la persuasione dalla terapia.”

Inevitabile è il confronto che poi si fa con il proprio trascorso: le manipolazioni (volontarie ed involontarie) inferte e subite, le frustrazioni di esserlo stati, i bersagli colpiti con la perseveranza e quelli disegnati intorno alla freccia, persuasori e persuasi.

Uno dei ruoli che ho bisogno di dare alla letteratura, e all’arte in genere, è lo stimolo all’autoanalisi, al ragionamento, al miglioramento. All’arte chiedo un’evoluzione alla comprensione del sottotesto che c’è in me e nel prossimo, una richiesta di onestà privata per elevarsi a qualcos’altro, di più completo, di più sincero e meno fintamente edulcorato della versione precedente. Non si tratta di disillusione ma di accettazione della realtà senza per questo smettere di sognare.

Sembro sempre di parte. In realtà, le scelte editoriali di Neo, del tutto involontariamente, aderiscono alle mie richieste e ai miei bisogni, sempre ed inspiegabilmente. Ci si sente un po’ disarmati ma anche piacevolmente sorpresi. La certezza di trovare un posto sicuro dove rifugiarsi perché sanno di cosa hai bisogno ancor prima di te, una coperta sotto cui stare, per ritrovarsi ancora piccoli con una torcia accesa a leggere storie: il lusso di trovare i giusti incastri. Non sono di parte, è più una cosa che ha a che fare con la gratitudine.

“Il confine” di Silvia Cossu, edizione  Neo Edizioni. S(qui)libri.                                                           

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