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“Il giorno prima” di Sorj Chalandon: recensione libro

“Tre giorni! E sapete perché? Ecco perché. Assenza non garantita, sta scritto qui. Non giustificata, vuol dire. Gli mancavano tre giorni per finire il mese. Era morto, cazzo! Non è una giustificazione questa?”

“E lo volete sapere cos’altro gli hanno sottratto dallo stipendio? Eh? Lo volete sapere?”

La direzione aveva trattenuto anche il prezzo della tuta da lavoro e degli stivali bruciati addosso al minatore nell’esplosione.

E voi lo volete sapere quando è successo? Seconda metà dell’ottocento? Germinal? Zola? Courrieres 1906? Magari Galles? Eh no, cari amici, Francia 1974. Primo ministro Chirac, Presidente Giscard d’Estaing, che non alzò nemmeno il culo dorato dalla sedia dorata per andare a onorare quarantadue minatori morti. Non erano già abbastanza dorati da vivi, figuratevi da bruciati!

(Le volgarità tra virgolette sono di Chalandon, delle altre mi assumo piena responsabilità!)

Molte vite sono state segnate dal carbone… anche la mia. Avevo sei anni quando, un dito sul labbro inferiore, restai impressionato fissando il bianco e nero un po’ sgranato di Cronin, sedotto dalla Cittadella, dalle Vite a Perdere dei suoi minatori, dalla vena narrativa di una storia, poi diventata, qualche anno più tardi, la necessità di scoprire se Ugo Fenwick avrebbe giocato la sua partita di pallone o se Le Stelle Sarebbero Rimaste a Guardare… lui prigioniero in fondo al pozzo.

Eh, sì, le valvole di un vecchio televisore avrebbero scaldato il mio cuore di lettore, e lo avrebbero fatto così bene che ancora oggi non riesco a leggere di carbone, miniere e minatori, senza avvertire il gusto amaro di una madeleine, senza sentire tra i denti le scaglie del minerale assassino e il disgusto per quello che gli uomini riescono a fare ad altri uomini. Perché il vero lettore, se il narratore è degno di questo nome, sente i torti fatti ai personaggi come se fossero fatti a sé stesso. Il vero lettore sembra destinato a diventare un folle personaggio di Cervantes.

Ognuno di noi ha una storia, e la sua storia condiziona il suo giudizio. È inevitabile. Nel bene e nel male. Ma quello di Chalandon è un capolavoro, indipendentemente dalla nostra storia personale e dalle percezioni delle nostre papille di lettore. E poco importa che questo capolavoro manchi di uno degli attributi che fanno di un capolavoro un capolavoro: il numero di copie vendute. Può essere che rimedierà alla lacuna, può essere che la lacuna rimarrà tale e che questo romanzo resterà un piccolo anomalo capolavoro. Una gemma spuntata in mezzo al carbone. Non manca invece di un attributo che sembra caratterizzare molti capolavori… la capacità di cambiare pelle, appena un attimo prima che il lettore abbia la tentazione di liquidarlo come un buon libro, un ottimo libro, o un libro discreto.

Sulla trama di più non dico… perché rovinare un capolavoro dicendo qualcosa sul titolo? …e chi non sa stare ai tempi narrativi, prego andare!

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“Il giorno prima” di Sorj Chalandon, edizioni KellerI libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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