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“Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel García Márquez: recensione libro

C’è qualcosa di decisamente straordinario in questo romanzo di Gabriel García Márquez, che rende l’esperienza di lettura altrettanto straordinaria. Perché nonostante siano passati oltre quarant’anni dalla sua prima stesura del 1981, questo libro è di un’attualità quasi sorprendente.

Chissà cosa avesse in mente l’autore colombiano quando scrisse questa cronaca: di certo una serie di contaminazioni piuttosto interessanti, che spaziano dalla tragedia greca, anche per la valenza sociale della narrazione, a Lope de Vega, uno degli esponenti letterari del Siglo de Oro spagnolo, che con Fuenteovejuna affrontò nel 1619 la questione della responsabilità collettiva di un delitto. Ma qui Gabriel García Márquez si supera, perché riesce a convogliare all’interno di un romanzo breve argomenti e tecniche di narrazione piuttosto interessanti.

Partiamo dall’ultimo aspetto: la vicenda narrata è una ricostruzione resa possibile grazie alle indagini di un cronista, che decide di raccontare ciò che accadde a Manaure, un piccolo villaggio di mare sferzato dal sole caraibico. Per ripercorrere la giornata incriminata il cronista raccoglie le testimonianze degli abitanti del villaggio che, messe una accanto all’altra, vanno a completare il puzzle della narrazione. Prende forma, pertanto, una sorta di giallo ricostruito, che permette al lettore di entrare gradualmente nella storia per parteciparvi da spettatore in prima linea. La trama è semplice: Ángela Vicario è promessa sposa di Bayardo San Román, un avvenente forestiero, ma le nozze naufragano tragicamente dopo la scoperta della mancata verginità della giovane. È necessario trovare il colpevole, che viene individuato in Santiago Nazar: recuperare l’onore è vitale e, per farlo, deve essere ucciso. È questo dunque il compito dei fratelli di Ángela Vicario: eliminare Santiago Nazar.

Le tematiche affrontate nella cronaca, proprio come le voci che la compongono, sono molteplici: la questione dell’onore, perduto e da recuperare, l’infallibilità del destino, la fatalità della vita e il caso, che non ferma la volontà degli uomini né gli si oppone. Ma soprattutto, come detto, la responsabilità collettiva o, se vogliamo, la volontà di non prendersi le responsabilità.

“Molti di quelli che erano al porto sapevano che stavano per uccidere Santiago Nasar. Don Lázaro Aponte, colonnello dell’accademia in pensione e alcalde municipale da ben undici anni, gli fece un saluto con le dita. «Avevo buone ragioni per pensare che ormai non correva alcun pericolo» mi disse. Neppure padre Carmen Amadori ebbe la minima preoccupazione. «Quando lo vidi sano e salvo pensai che era stata tutta una frottola» mi disse. Nessuno si domandò neppure se Santiago Nasar era stato avvisato, perché a tutti sembrò impossibile che non lo fosse”.

Quella di Manaure, infatti, è una comunità che osserva con apatica curiosità l’evoluzione della storia, che si preoccupa di ciò che può accadere preferendo però essere semplice spettatrice, perché trova sempre un motivo per evitare un intervento che possa modificare la storia. Ne emerge un collettivo incapace di opporsi all’ingiustizia, caratterizzato dalla superficialità di chi preferisce delegare ad altri piuttosto che agire: per pigrizia mentale, fisica, per volontà esplicita, perché l’immobilismo è una scelta precisa, che non altera la comoda linearità della vita, che non impone azioni, che non obbliga a uscire fuori dal piccolo recinto delle proprie questioni personali. Fino a che punto un problema collettivo ci riguarda in prima persona?

Ed è attraverso questo interrogativo che il viaggio di Cronaca di una morte annunciata ci conduce fino all’età contemporanea, dove individualismo e mancanza di coscienza collettiva sono due aspetti chiave con i quali si può osservare e interpretare la società attuale: se non riguarda me, perché devo mobilitarmi io? Sicuro che non ci sia qualcuno che possa farlo al posto mio? All’interno del libro sarà piuttosto semplice trovare le risposte.

Cronaca di una morte annunciata di Gabriel García Márquez è un vero e proprio capolavoro, un romanzo corale che conquista grazie a una narrazione viva, coinvolgente, che paradossalmente fa anche sperare in un finale diverso nonostante il titolo sia piuttosto esplicito. Un libro cinematografico, pervaso dalle affascinanti atmosfere latinoamericane, che accompagnano l’intero intreccio colorandolo di profumi e magia.

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“Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel García Márquez, edizioni Mondadori. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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