Libri in pillole

“Le cronache di Château Lacrotte” di Maria Kassimova-Moisset: recensione libro

Si parla spesso di mediazione linguistica culturale, eppure a volte questa definizione sembra riferirsi a qualcosa di molto, troppo teorico. Perché mediare significa stare nel mezzo, vale a dire trovare un punto di incontro tra due posizioni diverse. Ma come si traduce nella vita concreta? Quando si parla di mediazione di lingue e culture, oltretutto, quei punti diventano mobili, fluidi, perché entrano in gioco variabili che, per propria natura, non possono essere standard: impossibile definirle in partenza, perché si differenziano a seconda della struttura che appartiene a ognuno degli attori in gioco.

Le cronache di Château Lacrotte di Maria Kassimova-Moisset è un libro in cui la mediazione linguistica e culturale è praticamente il perno della narrazione, perché benché si presenti come un romanzo pimpante, allegro, divertente da leggere e da scoprire, dietro quel velo di parole nasconde tanta sostanza.

“Immaginatevi il palazzo dello zar a Sofia! Oppure la villa di quella famosa serie tv della nostra infanzia, L’eredità dei Guldenburg. Tutta Sofia si svuotava quando andava in onda. Oppure Kensington Palace, solo appena più piccolo e più accogliente. Forse è meglio pensare invece a quello che disegnano le ragazzine quando si chiede loro di fare un castello. Ecco, questa è la “casa” in cui trascorrerò felicemente tutta l’estate. Un edificio a forma di pi greco, con una torre gigante per lato, quattro piani, un’ampia scalinata con il corrimano di pietra levigata, un portone d’ingresso da favola e innumerevoli finestre con le persiane chiuse. Lungo la facciata ci sono delle fioriere rettangolari, ordinate in una fila serrata come le macchine in coda per fare benzina durante il regime dei coupon negli anni ’90. Dalle fioriere sbucano piante di tutti i tipi, colori e dimensioni. A me, bambina cresciuta ai tempi del socialismo non sviluppato, ricordano i panni stesi sui balconi dei casermoni di cemento”.

Il matrimonio bulgaro-francese di Kalina e Didier è il pretesto per il rientro in Francia dei due sposini, che decidono di andare a visitare la famiglia di lui a Château Lacrotte, la super villa dove mamma Geneviève e papà Jean-Baptiste vivono tra le ricchezze e gli agi. Già di per sé il salto dalla Bulgaria popolare alla Francia nobile sarebbe notevole, ma all’interno della villa l’incontro tra culture, lingue e tradizioni assume dei contorni eccezionali, perché a sorpresa la villa inizia a riempirsi di nuovi ospiti. Ecco comparire dal nulla gli eccentrici Stanislas e Laetitia, la ecoterrorista belga Isolde, i familiari bulgari di Kalina, fino ad arrivare a un pot-pourri che viene a crearsi quasi automaticamente grazie alle porte perennemente spalancate di Château Lacrotte.

Il filo rosso che regge la narrazione, tuttavia, è sempre quello bulgaro-francese, lungo il quale corrono equivoci, confronti, sorprese che rientrano esattamente nella definizione di quella che la teoria ha definito mediazione linguistica e culturale, qui narrata in chiave ironica e positiva, perché, appunto, le variabili in gioco hanno una particolare predisposizione per ciò che è diverso.

Le cronache di Château Lacrotte di Maria Kassimova-Moisset è un libro frizzante, divertente, che oltretutto offre tanti spunti interessanti sulla cultura e le tradizioni bulgare, come ad esempio il čuškopek, arnese utilizzato per arrostire i peperoni, o una serie di piatti tipici bulgari tutti ben spiegati nelle note finali del volume. Insomma, un libro dinamico, estivo, che restituisce momenti di relax e ilarità.

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“Le cronache di Château Lacrotte” di Maria Kassimova-Moisset, edizioni Voland. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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