“La realtà sognante” di Andrea Pandinelli: recensione libro

La poesia è dolore. Attaccamento alla vita, fiato e sospensione. Ti aiuti, con la poesia. Sprofondi nel tormento e riemergi sotto forma di inchiostro. Le parole saranno onde e fuoco. Il silenzio che ti porti dentro diventa la tua poesia. Una necessità, un bisogno. Non una passione.

La poesia è carne, struggimento. E’ un grido di esistenza. La vita inciampa nelle parole ed i versi sono consolazione. Salvezza, dipendenza, via d’uscita. Sulle righe lasci una preghiera, un ritaglio di cadute, di private paure. Con la poesia sarai te stesso. Essa sarà il tatuaggio delle tue mancanze. Ti indebiti con i sogni, con lo scorrere del tempo, con i giorni incerti. Ti appropri di ciò che hai, le parole. Ti isoli. Ti chiudi nelle ore senza fine, uguali, striscianti. Scrivi per avere il contatto lieve dei segreti, delle mani che scompigliano le ferite. Ti aggrappi alla musica muta della poesia per serrare le labbra, per tradurre le cicatrici. Fai stare tutto nei versi. Diventi poesia come se ci fossi sempre stato in essa perché è il tuo specchio. Il riflesso di un’appartenenza che non ha suoni, solo spettri e desideri.

In La realtà sognante di Andrea Pandinelli senti la sensibilità di una penna che certifica la sua padronanza con la poesia. Nulla è fuori posto nei versi del poeta. È davvero talentuoso, Andrea Pandinelli. Leggendo i suoi versi pensi di sabotare la loro bellezza tanto sono potenti, veri. Urlano richieste e dimenticano il comando. Sono il frutto di un tormento, di un sogno che deve fare ancora presa. La poesia di Pandinelli è stremata, adagiata sulla panca dell’attesa. È l’orologio che non si ferma che prende e sorprende lo stesso poeta ad afferrare le parole per poi trovare requiem.

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“La realtà sognante” di Andrea Pandinelli, edizioni Rebirth.  Dream Book.