La linea d'ombra

“Ancora Fabrizio” di Gianpiero Perlasco: recensione libro

Conosco Gianpiero Perlasco da molti anni e da molti anni conosco la sua passione per la musica di De André, per la sua poesia, per le sue parole. Io invece conosco Faber come lo conoscono milioni di persone, in modo sommario e sto iniziando a conoscerlo meglio leggendo questi brevi racconti dell’amico Perlasco.

“Ancora Fabrizio” di Gianpiero Perlasco

Racconti dove non si citano apertamente i pezzi di De André, né si fa riferimento esplicito, ma l’opera del grande cantautore genovese è tutta nelle righe della scrittura e nelle atmosfere magiche che Perlasco ha saputo trasmetterci con queste narrazioni.

“Ho scritto questi semplici racconti uniti a poesie con personaggi di fantasia, cenni di vite vissute, luoghi talvolta reali, a volte immaginari, con l’intenzione di proporre dei piccoli richiami a canzoni dell’inimitabile artista, cantautore e poeta, Fabrizio De André”, dice Perlasco, per poi aggiungere: “…Piccole storie, appunto, e insieme poesie che non intendono assolutamente analizzare in minima parte l’opera di questo straordinario personaggio. L’ho conosciuto tramite molte letture e l’ascolto quotidiano per molti anni della sua poetica canzone, ricca di testi originali densi di straordinari messaggi unitamente a musiche, nel suo purtroppo breve percorso, sempre più elaborate, con trascinanti sonorità; variazioni musicali originali, credo senza tempo, nonché rappresentative di varie etnie.”

Perlasco si ispira liberamente a De Andrè ma sottolinea che: “Lungi da me l’ardire di interpretare la sua immensa opera per cui mi sono limitato, ribadisco, a scrivere delle minute narrazioni con vari inserimenti fantasiosi e libere interpretazioni, insieme ad alcune liriche. Il tutto costruito con riferimenti più o meno celati, non sempre espressamente palesi, ad alcuni dei suoi versi di splendidi brani musicali che hanno costituito la fonte delle mie ispirazioni. Pensieri che ho reso racconti e poesie, queste ultime maggiormente mirate, di cui alcune riferite alle storie proposte, altre isolate, comunque con intento di richiamo ai testi del cantautore. I racconti in particolare, ad eccezione di uno di immediato accostamento, li ho esposti in modo da lasciare al lettore la scoperta di tale vicinanza ai tratti dei poetici passi di De André. Ripeto: semplice accostamento e non profonda interpretazione del brano musicale, verosimilmente individuato dal lettore. Ogni racconto di “Ancora Fabrizio” è preceduto da alcuni versi che in qualche modo possono ricondurre a quelli originali, volutamente non citati. Mi auguro che sarà il lettore a scoprirli e credo, per chi ama De André, non sarà difficile”.

Possiamo quindi dire che “Ancora Fabrizio” non è il solito libro su De Andrè. Ma, come ci dice ancora l’autore “un libro costruito con spirito, ribadisco, decisamente lontano dalle centinaia di pubblicazioni inerenti il cammino artistico del cantautore genovese. Una scelta, quindi, non di approfondimento delle sue canzoni i cui testi già rappresentano per se stessi un’inesauribile fonte di inviti, testimonianze e, a mio giudizio, preziosi insegnamenti. Già esistono, infatti, numerosi libri che hanno trattato con spessore la sua opera: tesi, saggi, ricerche, indagini, critiche, sillogi poetiche. Scritti costituenti un vasto panorama sicuramente di pregio maggiore di questo volumetto scritto con umiltà e passione insieme al tentativo di cogliere in modo immediato alcuni sprazzi delle lezioni di vita che De André ha trasmesso a intere generazioni. Un artista dalla grande capacità di ascolto, dall’intensità dei suoi sguardi con occhi che hanno visto orizzonti lontani unitamente alle sue mirabili intuizioni. Ha posto le sue attenzioni verso gli ultimi con la dichiarata attrazione verso i perdenti. Ha saputo utilizzare la sua intelligenza accomunandola in modo mirabile all’arte sia della poesia sia della musica. Questo insieme di storie minime, come le ho definite, costituiscono un piccolo omaggio ad un grande uomo, poeta e cantautore indimenticabile che ha fatto riflettere, sperare e sognare intere generazioni, la cui voce è più che mai viva. È un accorato invito ad ascoltarla poiché sono certo trabocca di messaggi ancora attuali”.

Gianpiero un giorno che mi stava raccontando questo suo progetto letterario mi ha chiesto se avevo il piacere di provare ad illustrarglielo. Altre volte abbiamo sperimentato questi connubi artistici e ogni volta è stato come percorrere, parallelamente al racconto, una strada nuova che ci ha portati a pensare a nuovi scenari, nuovi progetti e nuove avventure. Disegnare i racconti di Gianpiero è impresa facile perché il metodo che adotta per scrivere è quello visivo, dove ogni suo racconto è già un’illustrazione. Le parole si muovono sul foglio come dei pittogrammi di munariana memoria e i personaggi descritti escono dalle pagine per presentarsi al lettore sapendo già che esso li ha riconosciuti, ne ha fatto la piacevole conoscenza, iniziando ad amarli.

A prova di quanto detto basterebbe rileggersi i bellissimi racconti de “I bimbi forse volano” per trovare i vari protagonisti che si materializzano davanti ai nostri occhi e ognuno di loro porta con sé molto di quanto racchiude ognuno di noi: le nostre speranze, le paure, l’amore per gli altri e il coraggio di osare.

Per me non è stato mai difficile illustrare le sue storie perché mi sono limitato a fotografare i personaggi ogni volta che si presentavano, ricopiandoli poi sul foglio di carta. Per questo libro la scelta è caduta inevitabilmente sul cliché deandreano, iconografico, plastico, forse troppo realistico e per questo, me ne rammarico.

Avrei forse dovuto provare con qualcosa di diverso?

Non sono insoddisfatto del lavoro fatto, dico solo che non sempre è facile fuggire le facili suggestioni. De André per me è quello che ho rappresentato: un uomo avvolto nel fumo della sua sigaretta, intento a riflettere sognando, con una mano lasciata cadere sulle corde della chitarra, immerso nella poesia e nella musica, cioè immerso nella vita.

Ispirato dalle canzoni di De André, Gianpiero Perlasco, riempie tutti i suoi racconti dei desideri tipici di una certa generazione di sognatori che all’inizio degli anni sessanta del secolo scorso volevano pervicacemente cambiare il mondo, immersi in una sorta di “magnifica illusione” gaberiana.

L’attenzione per gli umili, per gli indifesi, per quelli che non hanno voce ma solo padroni, che comunque non si rassegnano. Per tutti quelli che, pur sentendosi tra gli ultimi, non vogliono necessariamente essere un giorno i primi, ma ai quali basterebbe anche solo semplicemente un giorno “essere”.

“Ancora Fabrizio” di Gianpiero Perlasco, edizioni The Tree Factory. La linea d’ombra.

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