Un libro tra le mani

“Una minima infelicità” di Carmen Verde, recensione: Un libro tra le mani

UNA MINIMA INFELICITÀ, di Carmen Verde.

Quanta bellezza in questo libro!
Un esordio potente e raffinato, sostenuto da una scrittura asciutta, essenziale, ma molto intensa, da cui trasuda tutto il malessere e la solitudine di ben tre figure femminili, nelle quali si tramanda di generazione in generazione un disagio esistenziale che nasce dalla follia di nonna Adelina, attraversa l’insoddisfazione di mamma Sofia e trova casa nel cuore della piccola Annetta.
Piccola sempre, anche da adulta.

La pazza, la puttana e l’eterna bambina.

Quanti danni può fare un amore non corrisposto, soprattutto se questo amore è quello di una figlia per sua madre, una donna tanto bella quanto fragile, inquieta e irrimediabilmente distante.

“La vita non è meno della letteratura. Bisognerebbe studiare a scuola l’infelicità delle nostre madri.”

Un amore che schiaccia Annetta al punto da impedirle di “essere“, di crescere, di sviluppare se stessa, sviluppando invece solo una forte dipendenza affettiva, un’ossessione.
In fondo chi è sempre, perennemente, in attesa di qualcosa, che sia uno sguardo, una carezza, una semplice attenzione, rimane come bloccato, cristallizzato in un tempo sospeso, quello che precede un gesto che forse non arriverà mai.
E di conseguenza anche i suoi sogni, le sue aspirazioni saranno proporzionali alla sua mancata crescita, saranno piccoli, minimi…
Grande sarà solo la vergogna di non essere mai abbastanza, di non essere all’altezza delle aspettative materne, e mai sufficientemente ingombrante da rientrare nel campo visivo di sua madre.

“Noi piccoli dobbiamo sempre integrare, col pensiero, ciò che di concreto manca al nostro corpo. Una parte di noi è pura astrazione. Siamo spettri per metà.”

“Imparai negli anni a stare come una cosa piccola e morta sotto gli occhi immobili di mia madre. La piú piccola e morta di tutte le cose.”

L’infelicità si tramanda…

L’infelicità, in questo libro, si insegna, si tramanda, ma è anche un luogo fisico, prende forma e si fa “stanza“, buia, dentro la quale ci si chiude affinché nessuno possa spiare all’interno e dentro la quale qualcun altro brama per potervi entrare.

“L’anima è in pace solo nei luoghi che conosce. Sofia non conosceva che le ombre della stanza in cui Adelina l’aveva condotta da piccola (e nella quale anch’io, poi, desiderai tanto entrare, battendo alla porta fino a esservi ammessa). Fu come mettermi in bocca una piccola zolla di terra, e deglutire.”

Tanti i non detti in queste pagine, ma è proprio lì, in quegli spazi bianchi che si manifesta tutto il dolore e la solitudine delle protagoniste.

È una storia narrata per immagini, attraverso alcune fotografie (un po’ alla Coe di “La pioggia prima che cada“) che fanno da stampella ad un racconto intimo, pieno di dolcezza, ma anche di crudeltà.
Di una bellezza struggente.

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“Una minima infelicità” di Carmen Verde, Neri Pozza editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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