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“Femmina” di Remo Croci: recensione libro

Le storie sono nomi. Sono fatte di persone, che a volte, diventano casi. Perdono anche battiti, hanno il suono del dolore e conoscono il silenzio sino a quando la bolla scoppia ed esplode il caso. Il caso di cronaca nera. Prima però erano urla soffocate, strozzate. Grida mute, silenziose, mani su bocche senza voce.

Storie di donne e di criminali

Forse avranno detto qualcosa, a fior di pelle, che non è andato oltre le flebili sillabe. Qualcosa che fosse pietà, aiuto, un atto estremo per salvarsi, facendo uscire la vita. In quegli istanti di terrore, di paura, la lingua vorrebbe sfuggire alla sorte. Di non finire male. Donne uccise, assassinate, tolte di mezzo per mano di criminali, che hanno tracannato il fiato delle vittime per sentirsi forti, insuperabili. Questo conta poco e niente quando dei bastardi sguazzano minacciosi negli occhi di chi non può scappare tenendo strette a se quelle donne che non riescono a scivolare via dalla morsa degli orchi. E le denunce, anche se fatte, non ribattezzano la stessa esistenza ad una nuova vita. Ci si salva raramente, stando alla cronaca.

Nel libro Femmina di Remo Croci si respira l’aria avvelenata della sofferenza. Quella portata dagli assassini che hanno murato finanche le preghiere delle vittime di liberarsi, di salvare l’anima. Le storie, quelle belle e fatte, non si possono ribaltare. Capire, rifiutare, farne una poltiglia sì, ma cambiarle no. Non c’è scampo quando i casi passano sulla stampa diventando blocchi di emozioni contrastanti e nessuna prevarica sull’altra perché è una sconfitta, per tutti. Lo scrittore affida al fiuto investigativo di Lampo, un maestro elementare in pensione, di sbrogliare la matassa di alcuni omicidi. Si parte da San Benedetto del Tronto, terra del giornalista, e si va a finire nel Salento dove il maresciallo dei carabinieri Peluso digerisce poco e male l’intrusione nelle indagini della mente di Lampo che risolve i casi di cronaca.

Restituire la voce alle storie invisibili

Croci restituisce voce a quei fatti invisibili che sarebbero rimasti tali se il nervo della violenza non avesse macchiato ogni cosa. La prosa dello scrittore scivola nelle intenzioni del lettore che richiama il ritmo della vita, anche di quella spezzata. Trasparente, incisivo lo stile di Femmina in cui si riesce ad entrare nelle fenditure degli occhi delle vittime. Remo Croci nel suo libro ha coinvolto la penna di quattro donne che hanno scritto ognuna il proprio racconto e questo non urta il lettore. Ogni capitolo, ogni storia, è così forte che l’animo è in subbuglio. Ognuno darà la forma ed il valore che vuole sulla base della propria coscienza.

“Femmina” di Remo Croci, Il caffè del marinaio.Dream Book.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario Rai Cultura per Mille e un libro Scrittori in Tv di Gigi Marzullo su Rai1. Giornalista pubblicista, recensore professionista. Lettura, scrittura e stile, fonti di vita e di ispirazione

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