Sussurri tra le pagine

“Ho paura torero” di Pedro Lemebel: recensione libro

“Un anno marchiato a fuoco dai copertoni fumanti per le strade di Santiago, schiacciata dal pattugliamento. Una Santiago che si svegliava al suono delle pentole sbattute nei cortei, ai lampi dei black out, per i cavi elettrici scoperti, esposti alle catene, alle scintille. Poi il buio pesto, le luci di un camion blindato, i fermo lì stronzo, gli spari e le corse a perdifiato, come nacchere di metallo che frantumavano le notti di feltro. Quelle notti funeree, trafitte dalle grida, dall’incessante “Cadrà”, e da tanti, tanti comunicati dell’ultimo minuto, sussurrati dall’onda sonora del “Diario de Cooperativa”.” Era il 1986 e così ha inizio questo splendido romanzo: “Ho paura torero” di Pedro Lemebel.

Mosaico a Pedro Lemebel (Santiago del Cile) (2019, Rec79, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

Una prosa che non si può spiegare. Diretta al cuore, colpisce, scalfisce, penetra e resta lì. Sì, resta dentro, la storia della fata dell’angolo “tanto checca che perfino l’aria intorno a lei sapeva di finocchio fermentato”. L’infanzia negata, il rifiuto, la violenza e poi il potere di trasformare la bruttezza in magia. Le passeggiate in vicoli bui e sporchi tramutati in sentieri tropicali, la vita nella vecchia malandata piccionaia trasformata in un palazzo orientale, la sua “capacità di abbellire anche il momento più insignificante”

Sullo sfondo di una Santiago illuminata da molotov e colorata dai graffiti che inneggiano alla libertà, tra il ricordo dei tanti desaparecidos e la resistenza dei cortei studenteschi, la fata dell’angolo continua a ricamare rose senza spine sulle lenzuola della persone più benestanti. E poi arriva l’amore impossibile, raccontato attraverso le note di vecchie canzoni dal ritmo ranchero. Amore, che non è più solo desiderio di sesso, ma sentimento vero, bello, che riempie la vita per poi metterla in gioco, che fa bene e anche male, ma che soprattutto fa paura. “Ho paura torero, ho paura che verso sera il tuo sorriso svanisca!”

Pedro Lemebel

La vita del “grande” dittatore Pinochet (responsabile nei suoi 17 anni di potere militare di oltre 3.500 morti tra assassinati e giustiziati, di più di 1.000 desaparecidos, di poco meno di 30.000 vittime di torture e prigionia) è ridotta ad un’esilarante parodia. Succube della moglie chiacchierona, bimbo asociale e maligno che gioca a far la guerra per dispetto, nel costante timore di morire solo e dimenticato. 

Eppure come tutti i grandi scrittori Pedro Lemebel sa far ridere e piangere quasi al contempo, sa far rabbrividire, ma soprattutto sa far stringete il cuore intorno ad una storia d’amore, di guerra, di odio, di ribellione e di morte. L’immenso Pedro Lemebel che tra ventagli, piume di struzzo, abiti di pizzo, maquillage e veli multicolore, guidò il collettivo di las Yeguas contro la brutale politica di Pinochet. Denunciò le menzogne della democrazia, e divenne, dall’alto dei suoi immancabili tacchi a spillo, un simbolo internazionale della liberazione omosessuale. 

Donne manifestano durante il regime militare di Pinochet (2012, Kena Lorenzini, GNU Free Documentation License, Wikimedia Commons)

Credo che questo libro sia stato per me, uno dei regali più belli. Già all’incipit si era posizionato tra le letture più belle dell’anno, giunta a metà ho realizzato che sarebbe diventato uno dei miei libri preferiti in assoluto, alla fine ho capito quanto mi sarebbe mancato. 

 

 

 

Rimaneva solo il riflesso del suo volto nel finestrino, dove gocciolava la pioggerella che cadeva sulla città, piangendo per lei senza il suo permesso.

“Ho paura torero” di Pedro Lemebel, edizione Marcos y Marcos.

Sussurri tra le pagine per The BookAvisor.

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Angela Finelli

Classe 1987. Nata a Napoli, tra i vicoli e l'odore del ragù lasciato a "pappuliare" a fuoco lento già dall'alba. Amante dei libri da sempre, della buona cucina e delle mete insolite. Dipendente dal caffè, dalle risate spontanee e da quella punta di follia che rende la vita imprevedibile. Fiera sostenitrice del potere delle parole e dei sussurri nascosti tra le righe, quelli che lasciano un'impronta nella memoria e i brividi sulla pelle.

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