Dream Book

“Lo chiamavano Alpe Madre” di Loris Giuriatti: recensione libro

Le storie hanno un senso quando la memoria non le perde. Raccontarle, cercarle, non è da tutti. Continuare il filo delle parole interrotte o messe a tacere appartiene a chi recupera respiri, battiti, volontà inespresse. Le storie sono fuoco e acqua. Alimentano la curiosità, le fantasie, e spengono l’euforia quando tacciano ciò che si vorrebbe sentire. Esse ci appartengono, anche quelle che sono lontane dal nostro vissuto.

Parlano di noi sulla base di ciò che trasmettono e che prendiamo in prestito per costruire chi siamo. Forse, all’inizio non troveremo alcun nesso tra le storie degli altri e le nostre, poi ne cogliamo il senso. E le proteggiamo raccontandole perché ognuno possa trovare qualcosa di interessante. Esse sono il ricordo, il pugno di nuovi pensieri, le considerazioni ragionate, le riflessioni tardive. Le storie sono importanti anche quando si pensa che non servano a molto. Quelle forti, vere, autentiche, durano nel tempo e restano fedeli alla loro nascita. Gonfiarle con qualcosa che è ad esse estraneo, come l’alterazione della verità dei fatti, significa scomunicare la loro essenza, metterle alla berlina, non rispettarle. Le storie appartengono a nomi, a cuori, sono il catrame che si fa strada. Prendono corpo e si appiattiscono con i respiri ed i silenzi. Se non si ha più fiato ci sarà sempre quello degli altri a dargli memoria.

In Lo chiamavano Alpe Madre di Loris Giuriatti fai parte di una storia che ha segnato la vita e la morte di uomini mandati al fronte per interessi personali di pochi e per alto tradimento verso la monarchia asburgica. Il Monte Grappa è stato uno degli scenari della Prima Guerra Mondiale in cui lo scontro tra italiani e austriaci fu cruento. Su quelle montagne non si era soltanto nemici, prima di ogni cosa si era uomini spaventati che si armavano di coraggio per difendere se stessi e la loro Patria. La loro storia non è finita con la guerra. Sul Monte Grappa qualcuno, che ha deciso di stabilirsi lì definitivamente abbandonando la città per la montagna, è sulle tracce di una storia legata ad un mistero che parte da una firma nascosta su diverse cartoline.

Bellissimo il romanzo. La narrazione è fluida, non conosce punti di stallo. Il lettore vede tutta la bellezza della montagna, sente la consistenza della neve, assorbe la solidarietà di chi vive nei rifugi. Si fa vento e acqua, bianco e notte fonda. Diventa anche le parole taciute e quelle conservate per raccontare quello che non si può mettere a tacere.    

“Lo chiamavano Alpe Madre” di Loris Giuriatti, edizioni Rizzoli. Dream Book.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario Rai Cultura per Mille e un libro Scrittori in Tv di Gigi Marzullo su Rai1. Giornalista pubblicista, recensore professionista. Lettura, scrittura e stile, fonti di vita e di ispirazione

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