Libri censurati

“Lolita” di Vladimir Nabokov e la censura per le allusioni ritenute scabrose

Buongiorno e ben tornati alla nostra rubrica sui #libricensurati che oggi iniziamo così:

«Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un breve viaggio di tre passi sul palato per andare a bussare, al terzo, contro i denti. Lo-li-ta. Era Lo, null’altro che Lo, al mattino, diritta nella sua statura di un metro e cinquantotto, con un calzino soltanto. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea punteggiata dei documenti. Ma nelle mie braccia fu sempre Lolita».

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È questo (come avrete capito) l’incipit di Lolita, capolavoro dello scrittore russo Vladimir Nabokov, libro sottoposto a censura appena pubblicato.

Narrato in prima persona, Lolita ripercorre la passione di un uomo maturo per la pre-adolescente Dolores, con cui intreccia una relazione sessuale dopo esserne diventato il patrigno.

Nabokov impiegò circa cinque anni per scrivere Lolita. Il romanzo allude alle scabrosità senza mai descriverle esplicitamente, ma il rapporto pedofilo e incestuoso del professore con la ragazzina, incorse inevitabilmente nelle maglie della censura causando infinite difficoltà alla sua pubblicazione; scondo il suo biografo Brian Boyd, lo spedì a cinque editori, da Viking a Doubleday. Nessuno lo accettò, nemmeno il settimanale New Yorker, con il quale Nabokov aveva un accordo di esclusiva.

Pascal Covici, editor di Nabokov in Viking, dirà che chiunque lo avesse pubblicato avrebbe rischiato di essere multato o incarcerato.

Allora Nabokov pianificò di pubblicare il romanzo con uno pseudonimo.

Lolita di Vladimir Nabokov: la censura

Poi trovò la casa editrice Olympia Press, in Francia (casa editrice che si occupava di letteratura erotica) che lo esortò a usare il proprio nome e Nabokov alla fine accettò: Lolita vide la sua prima edizione nel 1955.

La critica fu spietata. John Gordon, il direttore del Sunday Express, scrisse: “È il libro più sporco che abbia mai letto”.

Nel dicembre 1956, il ministro degli Interni francese lo bandì per due anni e ritirò tutte le copie presenti del libro nel territorio nazionale.

La prima edizione americana venne pubblicata nel 1958 per merito della G.P. Putnam’s Sons. Scalò la classifica dei best seller più venduti e divenne il primo libro dopo Via col vento a vendere 100 000 copie nelle prime tre settimane di pubblicazione.

In Italia fu pubblicato nel 1959 da Mondadori.

Nel 1956 Nabokov scrisse una postfazione intitolandola Note su un libro chiamato Lolita, da allora allegata a ogni edizione del romanzo nella quale spiega la genesi del libro le vicissitudini occorse per stamparlo; nello scritto afferma di aver realizzato il romanzo secondo i canoni dell’arte pura o “arte per l’arte”, aderendo quindi ai canoni dell’estetismo:

«Nessuno scrittore, in un paese libero, dovrebbe essere costretto a preoccuparsi dell’esatta linea di demarcazione tra il sensuale e l’erotico; è una cosa assurda; io posso solo ammirare, ma non emulare, l’occhio di chi mette in posa le belle, giovani mammifere che compaiono sulle riviste, scollate quanto basta per far contento l’intenditore, e accollate quanto basta per non scontentare il censore. Immagino che certi lettori trovino eccitante lo sfoggio di frasi murali di quei romanzi irrimediabilmente banali ed enormi, battuti a macchina con due dita da persone tese e mediocri, e definiti dai pennivendoli “vigorosi” e “incisivi”. Ci sono anime miti che giudicherebbero Lolita insignificante perché non insegna loro nulla. Io non sono né un lettore di narrativa didattica, e […] Lolita non si porta dietro nessuna morale. Per me un’opera narrativa esiste solo se mi procura quella che chiamerò francamente voluttà estetica, cioè il senso di essere in contatto, in qualche modo, in qualche luogo, con altri stati dell’essere dove l’arte (curiosità, tenerezza, bontà, estasi) è la norma. Gli altri sono pattume d’attualità o ciò che alcuni chiamano la Letteratura delle Idee, la quale consta molto spesso di scempiaggini di circostanza che vengono amorosamente trasmesse di epoca in epoca in grandi blocchi di gesso finché qualcuno non dà una bella martellata a Balzac, a Gorkij, a Mann.»

E voi cosa ne pensate? Siete d’accordo con quanto afferma Nabokov?

CURIOSITÀ: Nel 1962 Kubrik fa uscire il suo Lolita accompagnandolo da una didascalia per la locandina “How did they ever make a movie of Lolita?” che nella locandina italiana veniva tradotto con “Come è stato mai possibile realizzarlo?”.

Libri Censurati, una rubrica a cura di Donatella Maina Gioia su The BookAdvisor.

Redazione

Redazione della pagina web www.thebookadvisor.it

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