Etimologioia

Perché si dice salvato dalla campanella?

Buongiorno e bentornati al nostro vecchio e consueto appuntamento con #etimologioia.
Oggi riprendiamo alla grande (e con delle schede nuove create dalla mitica Roberta) cercando di scoprire insieme le origini di un detto che mi ha sempre incuriosita.

Probabilmente vi sara’ capitato di sentir dire “salvato dalla campanella” e forse vi sarete chiesti come sia nato.

Si tratta di un detto britannico, poi tradotto in Italiano (Saved by the bell) con due spiegazioni: una “sportiva” ed una un po’ “horror”.

Secondo la prima il detto deriverebbe dal gergo del pugilato, dove la fine di un”round” viene segnalata dal suono di una campanella e quindi si viene “salvati dalla campanella” nel caso in cui l’avversario ti stia mettendo ko.

La seconda interpretazione invece richiede il racconto di una storia un po’ horror e ovviamente noi approfondiremo questa parte.

Si narra che nella Gran Bretagna del 1500 si fosse diffusa una strana malattia che faceva cadere le vittime in uno stato di “morte apparente” in cui il battito del cuore rallentava fino a fermarsi e il respiro cessava.

Cosi’, dal giudizio che se ne poteva trarre con i mezzi e le conoscenze mediche dell’epoca, le persone venivano dichiarate morte e seppellite. Tempo dopo, quando per mancanza di spazio nei cimiteri, fu necessario sostituere le vecchie ossa con cadaveri “nuovi”, si scopri’ che molte delle bare riportavano dei segni di graffi dall’interno, come se qualcuno fosse stato sepolto ancora vivo.Per evitare che si verificassero ancora episodi simili, si escogito’ il sistema di legare il polso del cadavere ad una campanella e di fare in modo che ci fosse un guardiano sempre vigile sul luogo e pronto ad intervenire al primo segnale.

La prima bara di sicurezza registrata fu costruita per ordine del duca Ferdinando di Brunswick, prima della sua morte nel 1792. Aveva una finestra installata per far arrivare la luce, un tubo dell’aria per fornire aria fresca, e aveva una serratura montata come chiusura, al posto del coperchio inchiodato. Al Duca sarebbero state fornite due chiavi: una per il coperchio della bara e un secondo per la porta della tomba.

PG Pessler, un prete tedesco, suggerì nel 1798 di inserire nelle bare un tubo in cui far passare una corda collegata alle campane della chiesa: se un individuo fosse stato seppellito vivo, avrebbe potuto attirare l’attenzione in questo modo.

Questi sono solo alcuni esempio di progetti creati per sconfiggere la tafofobia (dal greco taphos, sepolcro): una fobia con possibili correlati psicopatologici, derivante dalla paura di essere sepolti vivi, a seguita della errata constatazione di morte.

Bene, dopo questi racconti leggermente macabri, vi auguro buon inizio di settimana e buona giornata e mi raccomando… in campana eh!

Una foto del progetto di “bara salvavita”

Etimologioia, una rubrica a cura di Donatella Maina Gioia su The BookAdvisor.

Redazione

Redazione della pagina web www.thebookadvisor.it

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