Un libro tra le mani

“Febbre” di Jonathan Bazzi: recensione libro

Jonathan Bazzi è nato a Rozzano, nelle case popolari con l’intonaco scrostato e brutta gente affacciata ai balconi, non sa fare a botte, è balbuziente, gli piace studiare e gli piacciono i maschi. È figlio di genitori troppo giovani, del cui amore ben presto non rimarrà più nulla, a parte lui.
Lui, che odia il pallone e vorrebbe solo chiudersi in camera a cantare come Creamy (chi è stato bambino/a negli anni ’80 sa!), giocare con le bambole (che gli sono negate) e sognare di essere altrove. Ma di Rozzano non ci si libera mai del tutto: ti rimane sottopelle.

Sa cosa vuol dire sentirsi sempre sbagliato, fuori posto.

Omosessuale in un ambiente impregnato di machismo…
Studente modello imprigionato tra le sbarre della balbuzie…
Delicato e romantico (e innamorato dell’amore), ma schiavo di rapporti sessuali brutali e spesso degradanti…

Jonathan conoscerà presto il senso di “non appartenenza”: ad una famiglia, ad un luogo, ad un ambiente sociale in cui non si riconosce e che lo esclude, deridendolo, costringendolo a vivere in un’intercapedine creatasi tra il cemento di quella periferia violenta che l’ha partorito. È cresciuto credendo che fosse normale vergognarsi di essere se stesso, fino a quando la vita non l’ha messo di fronte ad una scelta difficilissima: soccombere e morire schiacciato dal pregiudizio oppure liberarsi della vergogna e provare a vedere l’effetto che fa.

Davanti al pregiudizio alzare la posta: meglio tacere? Lo sapranno anche i muri.

Jonathan ha l’HIV

Prima una febbre, mesi e mesi di febbricola che non vuole più andare via, che lo debilita, lo priva di tutte le energie, lo mangia dall’interno e lo scaraventa in un turbine di pensieri ansiogeni e ipocondriaci…

Quando si ha paura davvero, la paura anestetizza anche se stessa. Non si sente più niente.

…poi la diagnosi di sieropositività.
Ed ecco che prova ad appropriarsi, attraverso le parole, di quello che gli è successo, per cercare di capire, per guardare oltre.

Usare la diagnosi per esplorare ciò che viene taciuto. Darle uno scopo, non lasciarla ammuffire nel ripostiglio delle cose sbagliate.
Voglio rimanere là dove sta il dolore, per frammentarlo con le parole e fargli fare un po’ meno male. 

“Febbre” di Jonathan Bazzi è un libro bellissimo, non soltanto perché tratta una storia forte, di crescita, formazione, malattia, pregiudizio e riscatto, ma anche (e soprattutto) perché è scritto benissimo, con uno stile diretto, asciutto, efficace e incisivo…proprio come piace a me. Si destreggia benissimo tra passato e presente, in un’alternanza equilibratissima che ci permette di capire non solo chi sia Jonathan, ma soprattutto da dove viene. E come, proprio nell’istante in cui tutto sembra rompersi, inizia a volersi bene.

“Febbre” di Jonathan Bazzi,  Fandango Libri. Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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