Di Versi in Versi

Di Versi in Versi: “Strada di Damocle” di Lucio Toma

Per “Di Versi in Versi”, vi proponiamo la lettura di “Strada di Damocle” di Lucio Toma, edito da Archipelago Itaca.

Per “Di Versi in Versi”, vi proponiamo la lettura di “Strada di Damocle” di Lucio Toma, edito da Archipelago Itaca.

Lucio Toma racconta il coraggio di essere in vita

Dapprima la voce di Toma sembra una provocazione, un gioco linguistico tra l’io lirico e il risvolto cinico dell’esistenza nella sua osservazione globale. La prima sezione, intitolata “Vestito di vita”, sembra dirlo chiaramente: come se si potesse indossare qualcosa che – di fatti – non abbiamo scelto, che non risponde a gusti di acquisto tesi ad imbellettare la materia genetica a cui siamo stati destinati.

Il primo testo, infatti, sembra farsi balocco del noto modo di dire, “in vena di fare scherzi”. L’autore utilizza il costrutto della metafora e la stravolge, per diventare “(in vena di rischi)”, per parlare di questo coraggio – che molti hanno, anche se nessuno ne se accorge, perché quasi mai viene rivelato – di essere in vita.

«stare tra il presente e una clessidra

tra questa penna e un altro giorno

da esistere».

In questo è stato scaltro l’esercizio stilistico di Toma, perché passa solo un granello nella fessura della clessidra per rendersi conto che è decisamente variegato e ampio l’universo emotivo che si fa parola poetica nella raccolta. Ed ecco l’inciampo, che ci fa aprire gli occhi su un procedere per inerzia, che abbandona la distrazione:

«ancora un giorno perso

dietro al mio corpo

che stringe una flebo

paziente nell’attesa

del dottore…».

Sulla strada di Damocle, anche noi dunque, sentiamo il peso dei «giorni che piombano addosso come / proiettili e possono ucciderti / se non vuoi farti ammazzare».

Tra brutale realtà e cinismo, che stempera e alleggerisce

È “brutale” la didascalia della narrazione poetica, quando a pagina 23, Toma coniuga la sostanza farmaceutica (Cisloporina) alla preghiera («e dammi oggi e sempre l’ostia / della salvezza chimica»), servendosi dello stile “grafico” che ricorda le piramidi di parole di Dylan Thomas.

Una “brutalità” – aggettivo a cui si ricorre con tutte le attenuanti e non perfette aderenze semantiche del caso – stemperata sempre da quel cinismo che abbiamo notato al principio, capace di stemperare, alleggerire:

«A parte la vita tutto bene, grazie:

non posso lamentarmi di molto altro».

Se dovessimo affidarci solo alla voce poetica di Toma, lo si potrebbe definire – senza timore di essere smentiti – una persona dell’acume brillante, attento osservatore, ottimo oratore, di quelli mai volgari, a cui nulla sfugge nell’analisi del “Salone di varia umanità” (titolo della seconda sezione), dove i macellai sferrano attacchi netti al vocabolario nazionale, o si sente il chiacchiericcio del salone del parrucchiere.

Un buon viaggio: ritmo incalzante, a tratti ironico

Mare di noia” è la sezione successiva, che prosegue la sua attività di indagine sociale, lasciata in sospeso nei testi precedenti. Ma la faccia del prisma di esplorazione è filtrata dai mediatori delle notizie. Dunque, dall’Ilva di Taranto approdiamo a Livorno e alla sua alluvione, o ci ritroviamo ad osservare insieme a Toma il salvataggio nel Mare Nostrum dell’indifferenza.

Lucio Toma

E tra “Affetti e difetti” percorriamo e scaviamo insieme all’autore negli anfratti di una quotidianità che sa dirci della grazia dell’amore genitoriale, o del figlio accanto alla madre, tra silenzi, ma anche i suoni.

Un buon viaggio, quello a cui Toma ci ha invitati con questo suo testo. Un viaggio che – come sempre, o spesso, accade – porta a riflessioni, confessioni, empatiche vicinanze. Ma la sua forza è la tenuta, il ritmo delle parole, sempre incalzante, a tratti ironico. Ognuno legga ciò che sente più conforme alla propria interpretazione. Purché – è proprio il caso di consigliarlo – lo legga.

Felicia Buonomo

Felicia Buonomo è nata a Desio (MB) nel 1980. Nel 2007 inizia la carriera giornalistica, occupandosi principalmente di diritti umani. Alcuni dei suoi video-reportage esteri sono stati trasmessi da Rai 3 e RaiNews24. Attualmente è giornalista presso Mediaset ed è nella redazione di Osservatorio Diritti. Alcune sue poesie sono state pubblicate su riviste e blog letterari, quali La rosa in più, Atelier poesia, la Repubblica – Bottega della Poesia e altrove. Alcuni suoi versi sono apparti anche su riviste e blog letterari degli Stati Uniti, quali Our Verse Magazine, The Daily Drunk Mag e Unpublishable zine. A dicembre 2020, una poesia – tradotta in francese da Bernard Giusti – verrà pubblicata sulla rivista parigina “L'Ours Blanc”. Altri suoi testi poetici sono stati tradotti in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti. Cura una rubrica dedicata alla poesia su “Book Advisor”. Pubblica il saggio “Pasolini profeta” (Mucchi Editore, 2011), il libro-reportage “I bambini spaccapietre. L'infanzia negata in Benin” (Aut Aut Edizioni, 2020), la raccolta poetica “Cara catastrofe” (Miraggi Edizioni, 2020) e la raccolta poetica "Sangue corrotto" (Interno Libri, 2021). Dirige la collana di poesia “Récit” per Aut Aut Edizioni.

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