Un libro tra le mani

“Milena Q. assassina di uomini violenti” di Elisa Giobbi, recensione: Un libro tra le mani.

Questo libro su Milena Quaglini (storia vera, di cronaca nera) mi ha provocato un turbinio di sensazioni, tra le quali la rabbia ha fatto certamente da padrona.

Mi sono sentita come immersa dentro un tritacarne.
Emozioni contrastanti che non mi danno tregua neanche adesso, ora che il libro è chiuso, ma che continua a “lavorarmi” dentro.
Perché certe storie, certe brutte storie, anche se sembrano passate, in realtà non passano mai.

Un libro che mi ha fatto sentire “sbagliata” perché, mentre leggevo di uomini violenti, capaci solo di picchiare, umiliare, vessare e annientare una donna, la parte razionale di me, quella che rifiuta qualsiasi tipo di violenza e omicidio (a prescindere dal genere), è andata a farsi benedire.
Non dovrebbe essere così, giusto?
Non si dovrebbe mai giustificare una pluriomicida… eppure io non me la sento proprio di giudicare questa donna.

La voce di Milena

Elisa Giobbi ha fatto un bellissimo lavoro, ha prestato la voce a Milena, intervallando il racconto dei fatti accaduti con ricordi della sua infanzia e con i documenti ufficiali del caso.
Ne è venuta fuori una storia durissima.

La storia di una bambina cresciuta all’ombra di un padre manesco, sempre ubriaco, violento con sua madre, donna ormai annientata, sottomessa e rassegnata al suo destino. Lei cresce desiderando solo di andar via da quella casa, di avere una vita diversa, migliore.

E per un po’ il suo desiderio si avvera.
Ma, come troppo spesso accade, le cose belle non sono fatte per durare, non per chi nasce disgraziato… ed ecco che Milena s’imbatte in un uomo che è la copia esatta di quel padre tanto odiato.
Ma se ne accorge troppo tardi… quando ormai si è trasformata in una donna “buona solo da fottere e bastonare, come una specie di sfogatoio”.

“A ogni schiaffo che prendo da un uomo, rivivo tutti quelli presi da mio padre. Non l’ho mai perdonato papà, la sua violenza mi ha guastato l’infanzia, mi ha distrutto la vita.
Un’infanzia infelice è qualcosa che non ti abbandona, un rumore di fondo che non si smorza mai.”

Bere diventa l’unico modo per sopravvivere, per sopportare…

Ad un certo punto, però, scatta qualcosa, una sorta di click che prende il sopravvento e la fa reagire.
Non vuole essere più quella che subisce sempre, che le prende da quando è nata, che viene stuprata ogni volta che dice “no”, vuole dimostrare al mondo, ma soprattutto a se stessa, che lei conta qualcosa, che può essere forte, coraggiosa, invincibile.
E lo uccide.
E poi uccide ancora e ancora. Solo uomini violenti, bastardi e schifosi.

Il caso della Quaglini è piuttosto complesso, non rientra in nessuna casistica già conosciuta, si tratta di “una donna in trappola, incastrata in una vicenda più grande di lei, che non è la sua.”(parole usate dal suo avvocato difensore).
La sua personalità è disturbata, e l’alcolismo peggiora la situazione.
Ma anche da carnefice, Milena rimane una vittima. Per sempre.
Vittima degli uomini che ha incontrato, vittima di un sistema che non ha saputo proteggerla, vittima di quei retaggi maschilisti e possessivi che continuano a generare uomini deboli, così deboli che per sentirsi importanti devono ricorrere all’uso delle mani, della forza e del sesso.

“Sì, li ho uccisi, sono morti, lì per lì ho avuto la meglio, ma alla fine hanno vinto loro: la Milena non vale un cazzo, non è buona a nulla, vittima era e vittima resta, storta era e storta rimane.
Io ormai sono solo un problema, una vergogna, un’onta per la mia famiglia.
Per la società sono solo una scheggia impazzita.
Sono sola, come sempre. E da soli non ci si salva.”

E infatti Milena non si è salvata.

Alcuni uomini non dovrebbero esserci uccisi, no… dovrebbero semplicemente sparire, autodistruggersi, affinché nessuna donna debba mai pagare con una condanna il suo diritto di essere libera, rispettata e viva.
Nessuna donna dovrebbe mai scontare una pena per qualcosa che è, di certo, profondamente sbagliato, ma che, in qualche modo, “andava fatto“.

“Detesto gli uomini violenti, quelli che picchiano, abusano, umiliano, quelli che usano la loro forza sui più deboli, sulle donne, sui bambini; quelli che ci tolgono la libertà, quelli che vogliono solo fotterci, in tutti i sensi; quelli che credono di aver più diritti solo perché sono nati maschi: il diritto di possederci, di usarci, di abbandonarci, di seguirci, di perseguitarci, di picchiarci se noi femmine non ci comportiamo come vogliono loro, se non ci vestiamo come vogliono loro, se rivolgiamo le nostre attenzioni a qualcun altro, chiunque sia.
Ecco, quegli uomini sì, lì odio e li ucciderei tutti, perché loro uccidono noi, se li lasciamo, se li tradiamo, se rappresentiamo un ostacolo nella loro vita, e se non lo fanno ci annullano.
È questa la mia unica colpa e non mi vergogno ad ammetterla: detesto questi uomini con tutta me stessa.”

Ma la verità è che anche quegli uomini andrebbero aiutati, molto probabilmente sono il risultato di altre storie di violenza, altrettanto tristi e dolorose.
Forse non tutti, magari alcuni sono semplicemente dei pezzi di merda.
Di sicuro le radici del problema sono profondissime e il discorso è molto articolato.

Elisa Giobbi ha scritto (benissimo) un libro davvero bello… duro, ma necessario.
Leggetelo, voi uomini, per ricordarvi come non dovrete mai essere.
Leggiamolo, noi donne, per ricordarci che non dobbiamo mai subire, soprattutto non dobbiamo mai subire le conseguenze delle azioni dettate dalla disperazione… dobbiamo chiedere aiuto!!!

 

“Milena Q. assassina di uomini violenti” di Elisa Giobbi, Mar dei Sargassi Edizioni . Un libro tra le mani.

 

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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