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Una giuria di sole donne, di Susan Glaspell. Magistrale racconto poliziesco.

Una storia che anticipa i tempi e sa di rivincita.

Una giuria di sole donne di Susan Glaspell è un piccolo capolavoro di indagine psicologica e poliziesca, nonché illuminante spaccato sulle questioni di genere. Scritto nel 1917 dalla scrittrice statunitense, considerata una delle autrici teatrali più importanti del secolo scorso e anticipatrice del femminismo, si presenta come un testo di raffinata fattura e dall’apporto rivoluzionario per l’epoca.

Le due protagoniste, la signora Hale e la signora Peters, vengono condotte dai rispettivi mariti, ovvero il testimone e lo sceriffo, nella cucina di una fattoria dove, durante la notte, è stato assassinato il proprietario. Il loro compito è raccogliere gli oggetti personali di Minnie, moglie della vittima e unica accusata del delitto, perché le vengano consegnati in carcere, dove la donna è in attesa di giudizio. A sua difesa, Minnie dice di non essersi accorta di nulla, a causa del sonno pesante.

Ma, mentre al piano di sopra i due uomini cercano invano prove e indizi, lasciando le mogli alle loro piccole e insignificanti occupazioni, le donne iniziano a investigare per loro conto focalizzando l’attenzione su dettagli – trascurati dai mariti – che si riveleranno decisivi per far emergere la verità.

QUANDO I DETTAGLI NASCONDONO LA VERITA’

La storia appare fortemente innovativa anche perché anticipa due elementi che diventeranno comuni nei romanzi e nei film di genere: le vicende che si svolgono all’interno della stessa stanza (viene alla mente il Delitto perfetto di Hitchcock) e le indagini psicologiche che superano la tradizionale divisione manichea tra bene e male, rendendo il confine più sfumato e chiamando in causa il lettore. A quest’ultimo, infatti, viene consegnato come lascito prezioso il dubbio sulle forme, spesso insospettabili, che può assumere il male al di là delle apparenze. E sulla voragine che spesso separa la legge dalla giustizia.

UNA GIURIA DI SOLE DONNE: PICCOLA RIVINCITA AL FEMMINILE

Tratto da una pièce teatrale scritta dalla stessa autrice, Una giuria di sole donne è anche una piccola rivincita che le protagoniste,  in rappresentanza dell’universo femminile del tempo, si prendono sull’autorità maschile. Un’autorità che, con evidente presunzione, ne sminuisce i meriti e le capacità, relegando le due donne a occupazioni di secondaria importanza, in modo da non intaccare il proprio consolidato predominio nelle indagini, così come nella vita.

Ma quali sono gli elementi rivelatori che catturano l’attenzione delle protagoniste nella cucina della fattoria? E cosa scopriranno di Minnie Foster, la moglie accusata di aver strangolato la vittima? Per saperlo, come si dice, non resta che dedicarsi a questa godibilissima lettura per restarne affascinati e sedotti. E anche per lasciar spazio a una riflessione amara sull’attualità dei fenomeni e delle dinamiche denunciate dal libro.

IL VINO

Lettura da accompagnare a un bicchiere di Susumaniello IGT, vino salentino di grande carattere derivante da un vitigno antichissimo a lungo abbandonato per la scarsa resa, ma ora considerata una delle produzioni enologiche più interessanti e ricercate.

LE CITAZIONI

Susan Glaspell

“Non si sa mai, voi signore potreste trovare qualche indizio che ci porti al movente, è proprio quello che ci serve. Ma le signore lo riconoscerebbero un indizio se lo trovassero? esclamò; poi, buttata fuori quella spiritosaggine, seguì gli altri per le scale”.

“I loro sguardi si incrociarono e tra di loro passò qualcosa, come un lampo. Poi, quasi con fatica, tornarono a guardare altrove. La signora Hale restò immobile, seduta con le dita su quella cucitura tanto diversa dalle altre”.

“Gli sguardi delle due donne si incrociarono ancora, come quelli di chi ha iniziato a capire, ed è sempre più inorridito”.

Una giuria di sole donne di Susan Glaspell, Sellerio editore, a cura di Sopra le righe.

Michela Bilotta

Sono nata a Salerno e vivo da oltre dieci anni a Bruxelles, dove mi occupo di comunicazione e ufficio stampa. Giornalista pubblicista dal 2007 e sommelier professionista, ho maturato un’esperienza ventennale come direttrice creativa, editor e addetta stampa per case editrici, agenzie pubblicitarie, testate giornalistiche, ONG internazionali e istituzioni europee. Ho, inoltre, pubblicato guide turistiche, racconti e manuali per concorsi a cattedra. Ho sempre usato le parole per lavoro e per passione, e il mio amore per la scrittura è pari solo a quello per la lettura. La metrica dell’oltraggio, edito dalla Jack Edizioni, è il mio primo romanzo edito e tratta dei diversi aspetti della violenza di genere, partendo dalla tragica storia della poetessa Isabella Morra, assassinata dai fratelli, fino ad arrivare al fenomeno dei femminicidi oggi. Il libro ha destato l’attenzione della stampa nazionale, è entrato nell’elenco ufficiale dell’AIE come testo scolastico ed è stato presentato alla Camera dei deputati.Tre miei racconti sono stati pubblicati nell’Antologia “Ad alta voce”, a cura della scrittrice Sara Rattaro.

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