Lo Scuru, Orazio Labbate. La redenzione dal passato attraverso una lingua intensa e carnale.
Una scrittura visionaria in una Sicilia oscura e primordiale.

L’avvocato Razziddu Buscemi, giunto alla fine dei suoi giorni e diventato vedovo di recente, rievoca la sua vita, seduto sotto il portico della casa in Virginia. Inizia così Lo Scuru, di Orazio Labbate. Davanti a sé, Razzidu ha una prateria e un campo di granoturco, ma gli occhi gli rimandano le immagini di Butera, il paese dell’infanzia trascorsa in Sicilia. E così i ricordi assumono i colori e gli odori dei riti magici, delle funzioni religiose che sembrano scandire il tempo in un immobile presente, del cielo plumbeo sotto il quale soccombono la nostalgia e la rabbia per quel padre scafista morto in circostanze misteriose.
Lo Scuru: quando l’inquietudine diventa luce
Punto di fuga verso cui confluiscono le immagini della sua mente è la statua del Signore dei Puci, portata in processione dai fedeli durante la settimana santa, simbolo del male e tana di tutte le sue paure e i suoi dolori : “la statua del Giovedì Santo alla cui vastasaggine magica ero condannato”.
Con una prosa ardita, visionaria, densa e carnale, Labbate conduce un viaggio dentro e verso se stesso, dando vita a una lingua che non descrive, ma crea, e che si fa essa stessa oggetto e narrazione di una Sicilia oscura e primordiale, estranea al racconto stereotipato di isola barocca e ampollosa.
L’ inquietudine diventa strumento di luce per sventrare il buio, le parole sono corpose, pesanti, restano nell’aria e si depositano nell’anima, destinate a restarci.
LO SCURU: UN PERCORSO DI CRESCITA E DI SALVEZZA

Lo Scuru è un percorso di redenzione dal passato verso quel Nuovo Mondo che si fa promessa di avvenire e tenaglia per distruggere lacci e gioghi. Un percorso scandito da una lingua che demarca il cambiamento del protagonista, persino assumendosi il rischio del passaggio dalla prima alla terza persona, a illuminare una presa di coscienza che diventa crescita. Ora Razziddu può finalmente morire, pacificato con il suo passato, purificato, libero.
IL VINO
Una lettura da accompagnare a un Cerasuolo di Vittoria DOCG, straordinario rosso che unisce la tradizione, attraverso le varietà autoctone del Nero d’Avola e del Frappato, a un gusto vitale e carnoso che rimanda alla ciliegia, ai frutti di bosco e ai ricordi d’infanzia.
LE CITAZIONI

“Il mare di Desusino, la notte, faceva all’amore con le insenature a corna di caprone degli scogli di Falconara e prendeva scosse come ingoiato dalla bocca dell’abisso. Pareva una menade che si tracanna gas appena zampillato mentre suo frati, lo scirocco bollente, dà mazzate a mano riversa alle onde che soffocano l’orizzonte africano”.
“Ti amo cielo scolorito. Ti amo bitume dentro i rosoni di graminacee di Falconara. Ti amo dolore quando ancora potevo piangere ed ero bambino. Ti amo mamma tra le nuvole di Milton. (…) Ti amo curva di arenaria che mi facevi vedere limpidamente la luna, a destra, su Gela. Ti amo luna che hai la faccia scura. Ti amo stella nella camera buia del mio universo isolano. Ti amo papà che mi hai dato la malattia dell’indipendenza, della rabbia e dei fantasmi. (…) Ti amo fuoco che mi hai purificato”.
“Lo Scuru, Orazio Labbate, Bompiani, a cura di Sopra le righe.