L’inizio de La panne di Friedrich Dürrenmatt sembra quello dei classici film di suspence: un uomo di quarantacinque anni, commesso viaggiatore, ha un guasto all’auto in un villaggio sconosciuto, ed è costretto a cercare un rifugio dove trascorrere la notte. Gli viene indicata una dimora ai margini del paese, dove un anziano giudice in pensione ospita, di tanto in tanto, chi necessita di un alloggio.
Ad Alfredo Traps, questo il nome del protagonista, non resta che recarsi presso l’abitazione, dove viene piacevolmente colpito dall’affabilità del giudice e dall’opulenza della casa. L’ex giudice gli confessa che una volta alla settimana invita a cena due amici, un pubblico ministero e un avvocato in pensione, per inscenare i grandi processi della storia, da Giovanna D’Arco a Gesù, così da rispolverare, in una sorta di sfida, le abilità delle loro precedenti professioni.
Una messinscena apparentemente innocente
Traps (in nomen omen) è affascinato da quello che gli sembra un innocuo passatempo, pertanto accetta l’invito a cena e appare entusiasta di partecipare alla messinscena. Nel corso della serata, tuttavia, si rammarica di dover ammettere che non ha mai commesso reati. I quattro anziani non demordono perché, «che lo si voglia o no, c’è sempre qualcosa da confessare». Il banchetto prosegue tra cibo squisito e vini pregiati, di cui l’ospite gode con gioia, confessando con ingenuo compiacimento, man mano che le portate si susseguono, i suoi frequenti tradimenti nei confronti della moglie. Non immagina che le sue “piccole debolezze” possano diventare la trama di un feroce processo che smaschera le sue bassezze e lo mette sul banco degli imputati con inaspettata crudeltà.
Da ospite a imputato
Quello che era iniziato come un gioco innocente finisce con il diventare un’imprevista trappola con un finale geniale e altrettanto inatteso. In questo classico della letteratura degli anni ’50, il grottesco e la follia si tengono a braccetto, portando il lettore in una spirale dell’assurdo che stritola il protagonista e lascia confuso e ammirato chi legge.
Con una domanda finale che risuona infernale nella testa: siamo tutti colpevoli di qualcosa?
IL VINO
Il vino che si accompagna a questa lettura è il Merlot Ticino DOC affinato in barriques, vino svizzero, in omaggio all’autore, intenso, complesso ed elegante, come la cena luculliana del romanzo.
LE CITAZIONI
“Noi quattro qui seduti a questo tavolo siamo ormai in pensione e perciò ci siamo liberati dell’inutile peso delle formalità, delle scartoffie, dei verbali, e di tutto il ciarpame dei tribunali. Noi giudichiamo senza riguardo alla miseria delle leggi e dei commi.”
“«Come è successo, dunque?» chiese. «Come ho scoperto che al nostro caro amico va attribuito il merito di un omicidio, e non d’un omicidio qualunque, no, di un omicidio virtuosistico, commesso senza spargere una sola goccia di sangue, senza ricorrere al veleno, alla pistola o ad altri simili mezzi?». Si schiarì la gola. Traps lo guardava allibito con un pezzo di Vacherin in bocca, avvinto dalle sue parole.” Da “La panne”
“La panne”, Friedrich Dürrenmatt, Adelphi, a cura di Sopra le righe.