“Il posto” di Annie Ernaux: la storia del padre si fa narrazione di due mondi inconciliabili
Ne Il posto la storia di famiglia diventa la storia del mondo.
Con Annie Ernaux è stato amore immediato sin dal primo libro che ho letto, Il posto. Subito sono stata risucchiata da quella dimensione spietata e commossa che attraversa come un lamento trattenuto le vicende narrate. La penna della scrittrice affonda lucida e tagliente nei sentimenti familiari, vivisezionandoli chirurgicamente, ma accompagnandoli sempre con un senso di profonda pietas.
UN UOMO COME TANTI
Ne Il posto, che racconta la storia del padre, la prosa scarna vibra di una tenerezza composta, fiera, dignitosa. E’ la storia di un uomo come tanti, che cerca di avanzare nella scala sociale diventando, da contadino, prima operaio e poi, orgogliosamente, gestore di un bar in una piccola città della provincia normanna. E la storia del padre diventa anche quella della figlia, una donna che rabbiosamente si affranca dal proprio vissuto e dal ristretto orizzonte familiare per poi ritrovarlo, suo malgrado, nella parte più intima di sé.
Con disarmante onestà, Annie Ernaux descrive la distanza incolmabile tra il suo nuovo mondo e quello dei genitori, attraverso una scrittura sobria, di fredda precisione, attenta a non indulgere alla tentazione del sentimentalismo.
PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA
Come ha lei stessa dichiarato, “non potevo separare la mia vita dalla storia della gente, dalla storia del tempo, dalla storia del mondo”. E questa acuta capacità di indagine le è valso il Premio Nobel per la Letteratura nel 2022.
Leggere Annie Ernaux alimenta un piacere che è sempre contaminato da un dolore latente, perché le sue storie sanno fondere come nessuno l’individuale all’universale, attraverso un magistrale ordito che, raccontando di lei, dice di noi.
IL VINO
Il vino da accompagnare a questa lettura è il Sauternes, elegante vino dolce, di incredibile complessità ed equilibrio, ottenuto con uve attaccate dalla muffa nobile. Una contaminazione necessaria che ricorda il processo evolutivo della scrittrice, le cui origini, da cui ha cercato di prendere le distanze, sono parte imprescindibile della sua grandezza.
LE CITAZIONI
Ha quarant’anni. Nell’immagine nessun indizio delle infelicità passate, o della speranza. Soltanto gli ovvi segni del tempo, un po’ di pancia, i capelli neri che si diradano sulle tempie, e quelli, più discreti, della condizione sociale, le braccia penzoloni lungo i fianchi staccate dal corpo, le latrine e la lavanderia che un occhio borghese non avrebbe scelto come sfondo per una foto.
E’ nel modo in cui le persone si siedono e si annoiano nelle sale d’attesa, si rivolgono ai figli, salutano sui binari della stazione che ho cercato la figura di mio padre. Da “Il posto”
“Il posto”, Annie Ernaux, L’orma editore, a cura di Sopra le righe.