Crossroads, Jonathan Franzen. Quando il sogno americano si infrange sotto il peso delle illusioni
Una famiglia disfunzionale dietro l’immagine di apparente perfezione.

Pochi scrittori riescono, come Franzen, a imbrigliare l’attenzione in una lettura ipnotica, facendo sprofondare il lettore, un passo alla volta, in un universo narrativo di straordinaria vividezza, dove i personaggi, i paesaggi, i conflitti e le strutture emotive si intrecciano con coerenza ed efficacia. Crossroads, primo romanzo di una trilogia, è ambientato nella sperduta provincia americana degli anni Settanta e segue le vicende della famiglia Hildebrandt, composta dal reverendo Russ, uomo di ferrea disciplina morale, ma divorato da un’incessante ambizione e da un inconfessabile desiderio, dalla moglie Marion che, dietro l’impassibile corazza, nasconde la paura che i segreti del suo passato vengano a galla, e dai tre figli, ognuno alle prese con i demoni della propria anima e con il disperato tentativo di mostrare al mondo un volto diverso da quello autentico.
Crossroads di Jonathan Franzen: i demoni segreti di una famiglia

Clem, il primogenito, rifiuta i privilegi di ragazzo bianco e, contravvenendo al rigido pacifismo del padre, decide di arruolarsi per il Vietnam. La secondogenita, Becky, è la ragazza più popolare della scuola e tenta in tutti i modi di entrare nelle grazie di Tanner, avvenente giovane del posto, anche se questo significa entrare nel gruppo spirituale di Crossroads, gestito dall’acerrimo nemico del padre, il reverendo Ambrose, figura opaca e manipolatrice che è riuscita ad accaparrarsi le simpatie della comunità locale, oscurando Hildebrandt. Su tutti spicca il personaggio di Perry, il figlio più piccolo, un adolescente dalla mente geniale, ma invischiato nella droga.
La fine del sogno americano
E’ un sogno americano che si spezza sotto il peso delle aspettative deluse, quello delineato con cinica perfidia da Franzen in questo meraviglioso affresco a stelle e strisce, dove trovano posto temi importanti come il razzismo, le dipendenze, il rapporto con Dio e, soprattutto, i rapporti disfunzionali che si celano dietro le tendine delle famiglie perfette. E mentre i personaggi protendono lo sguardo verso uno schiacciante e lontano ideale di perfezione, le loro vite si sgretolano lentamente nell’impatto con le imperfezioni di tutti i giorni.
Un libro corposo, anche per il numero di pagine, a tratti forse persino prolisso, ma quando Franzen affonda nelle dinamiche familiari riconosciamo ammirati la sua penna e il grande narratore de Le correzioni.
IL VINO
Lettura da abbinare a un Greco di Tufo DOCG, eccellente bianco campano, dal bouquet complesso e intenso, che diventa esemplare espressione del territorio, come lo sono le storie di Franzen.
LE CITAZIONI

“Mentre l’uomo viveva il tempo come un progressione, dal passato sconosciuto al futuro inconoscibile, per Dio l’intero corso della storia era un eterno presente. Per Dio, il punto dove era caduto il fulmine non era solo il luogo dove un uomo era morto, ma anche il luogo dove in futuro sarebbe morto e dove, nella perfetta conoscenza divina, moriva per sempre”.
“Era strano che l’autocommiserazione non fosse nella lista dei peccati mortali; era il piú mortale di tutti”.
Crossroads, Jonathan Franzen, Einaudi, a cura di Sopra le righe.