Siamo nel Connecticut, Stati Uniti, alla fine degli anni ’30. È qui che troviamo la Dorset Academy, un istituto maschile fondato da un’eccentrica miliardaria con l’obiettivo di accogliere solo i ragazzi delle famiglie “perbene”. Ma l’idea si rivela ben presto una tipica utopia borghese, e la Dorset finisce per ospitare un esiguo numero di studenti della middle class, quelli respinti dalle altre scuole, con il preside costretto a indossare le vesti di venditore porta a porta per convincere le famiglie a far iscrivere i ragazzi salvando così la scuola dal baratro economico.
“La Dorset Academy aveva fama di accettare ragazzi che, per un sacco di motivi, nessun’altra scuola voleva prendere in considerazione”.
La Dorset Academy: una buona scuola?
Qui per ascoltare l’audio recensione del libro:
“Non c’era alcuna voglia di imparare il mestiere delle armi, su quel camioncino, nessuna accettazione severa e spavalda delle sfide a venire. A sentirli sembravano – oh, Madre di Dio – sembravano dei bambini”.
Sebbene Una buona scuola di Yates sia un romanzo corale, in cui a dominare la narrazione sono le vicende degli allievi del college, dei professori e delle rispettive mogli, la vera protagonista è la scuola. Perché il quadro che viene disegnato da Yates ritrae una scuola in decadenza, costantemente tormentata dai problemi economici, uno spazio in cui si muovono ragazzi alle prese con le tipiche difficoltà dell’adolescenza, sulle cui teste, oltretutto, aleggia un fantasma la cui presenza è grave, pesante, deprimente: è la guerra, con il secondo conflitto mondiale che incombe e che inevitabilmente ha delle pesanti ripercussioni sulla vita di quegli studenti che, nonostante la giovane età, sanno che ben presto dovranno accantonare i libri per imbracciare le armi.
“Una buona scuola” di Richard Yates, edizioni Minimum Fax. Libri in Pillole.