“La gente di questo fiume somiglia in tutto e per tutto all’uomo che sta osservando le acque con i suoi occhi da pesce moribondo, sospesi sulle acque come due lenti sospese nell’aria. Per questo gli uomini del fiume ancora sopravvivono. Per questo sembrano tanto vecchi, distanti e solitari. Non è che amino il fiume, ma non possono vivere senza. Sono lenti e instancabili come il fiume. Soprattutto, sono indifferenti come il fiume. Sembra che capiscano di appartenere a un tutto inesorabile che avanza sotto l’impulso di una inesorabile fatalità. E non si ribellano affatto. Neanche quando il fiume distrugge le loro capanne, le loro barche, e perfino loro stessi. Anche per questo sembrano cattivi”.
Siamo in Argentina, sul delta del Paraná, il secondo fiume più lungo del Sudamerica, che attraversa Brasile e Paraguay per finire la sua corsa nel mare in Argentina. In un villaggio isolato vicino alla foce del fiume vive il Boga, protagonista del romanzo, insieme a una coppia di vecchietti. Una vita caratterizzata dal lavoro e dal silenzio: tagliare i giunchi e pescare sono le attività che riempiono le giornate del Boga, fino a quando decide, in seguito alla morte del Viejo, di intraprendere una vita solitaria a bordo della sua barca lungo il corso del fiume.
Haroldo Conti era uno scrittore e sceneggiatore argentino, sequestrato dopo il golpe militare in Argentina il 5 maggio del 1976. Il suo nome figura tra i desaparecidos di quella dittatura sanguinaria. Da menzionare la traduzione magistrale di Marino Magliani che è riuscito splendidamente a restituire l’eleganza dello stile dell’autore argentino.
“Sudeste” di Haroldo Conti, edizioni Exorma. Libri in Pillole.