Avete presente quei libri che una volta letti sono impossibili da dimenticare? Ecco, Noi i ragazzi dello zoo di Berlino è senza dubbio uno di quelli. Per la durezza della storia autobiografica della protagonista, per la nitidezza delle immagini attraverso le quali l’autrice racconta un’epoca storica che personalmente mi ha sempre affascinato.
“Una volta ho chiesto stupidamente perchè tutto quello che facevamo non potevamo farlo anche senza stravolgerci. E quelli mi hanno detto che era proprio una domanda cretina. Come ci si potrebbe altrimenti liberare di tutta la merda che uno vive durante il giorno?”
Ed è così che Christiane F., a soli 12 anni, inizia la sua lunga discesa nel vischioso mondo della droga: sua madre è una presenza quasi impercettibile in casa, suo padre un uomo violento, e l’adolescente decide di iniziare a esplorare l’universo degli stupefacenti insieme alla sua amica Kessi, in una sorta di viaggio solo andata il cui ritorno è decisamente molto incerto. Christiane, Kessi, Babsi, Stella, Detlef formano una compagnia che cammina sull’orlo del baratro, che scivola rapidamente dal primo spinello fino all’eroina, passando per l’alcol e le pasticche, in un climax tremendo che porterà questa piccola banda di giovanissimi ad annientarsi da soli, a non avere quasi più la capacità di rendere reversibile la loro esistenza.
Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, pubblicato nel 78 dai giornalisti K. Hermann e H. Rieck e dalla protagonista Christiane V. Felscherinow, è un libro duro, spietato, che racconta con assoluta crudezza uno spaccato della società berlinese che ha visto cadere davanti a sé tanti giovani rimasti intrappolati nel mondo della droga.
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“Noi i ragazzi dello zoo di Berlino” di Christiane F., Edizioni Rizzoli. Libri in Pillole.