I libri di Riccardo

“Génie la matta” di Inès Cagnati: recensione libro

«Non starmi tra i piedi, Marie, che devo scrivere. Sì, devo scrivere di Génie …di te e di Génie, sì!»

E scriverò anche di Inès Cagnati, nata nel 1937 e figlia di contadini originari del Veneto trasferitisi in Francia, vestale del silenzio, dell’assenza, dell’amore negletto, della purezza della Natura, dell’inganno di quella umana, della incolmabile dissonanza tra infanzia e mondo degli adulti.

«Sì Marie, scriverò anche della Vaccherella e di Benoît, ma vai a casa, Marie. Sì Marie, si chiama Rose… scriverò anche di Rose e di Benoît!»

E scriverò anche di pazzia, quell’etichetta da appioppare a qualcuno per convincerci di essere normali, quella cosa che sacrifica il più debole nell’interesse del più forte o di chi, facendo comunella, si reputa più forte.

Mi guarda e zampetta, Marie, mi viene dietro sul foglio coi suoi stivaletti di gomma e mi fissa con un indice appoggiato alle labbra… ha paura di perdermi, e soprattutto che perda il filo della sua storia: ci tiene che faccia le cose per bene. E a me piacerebbe fare le cose per bene, convincervi a leggere la sua storia, tutto quello che Marie ha è la sua storia, la storia sua e la storia di Génie. E non è una storia che possa mettervi in mano a cuor leggero: è una storia povera, una storia triste, una misera e triste storia povera, dominata dalla violenza dell’assenza, dalla carestia dei sentimenti, dalla siccità degli affetti. Una storia praticamente senza parole, e che storia è una storia senza parole? Una storia senza storia, che storia è? Ditemi voi, come faccio a consigliarvela? Come faccio a consigliarvi una storia di violenza, di violenza sulle donne e sugli animali…

Facciamo così: la consiglio, ma solo a qualcuno. La consiglio a quelli che amano la poesia, perché dal letame “nascono i fior”; la consiglio a tutti quelli che hanno amato la Trilogia di Agota Kristof, perché esiste la manifesta violenza della guerra e la subdola violenza della miseria, e esiste un solo linguaggio per narrare entrambe… e che i critici ridano pure dell’accostamento, io riderò dei critici. Potrei dirvi ancora molte cose su questo capolavoro, sulla sua scrittura scarna e sobria, dovrei dirvi ancora molte cose su questo capolavoro, ma il tempo è dei tiranni, la “pietas” è finita a Eboli e ho paura di sentire l’eco delle mie parole. Ma un’ultima cosa devo dirvela: questo è un libro che non dimenticherete, e ringrazierete sempre chi è andato a rimestare nel rumore bianco della letteratura per restituircelo, è un libro che quando lo ripenserete – perché lo ripenserete – lo farete cercando d’ignorare un groppo alla gola…

E non so se ci riuscirete!

«Non starmi tra i piedi, Marie. Lo sai perché del cane non posso scrivere. Sì, Marie, si chiama Frêne il cane, e sai bene perché non posso scrivere di Frêne… e poi, Marie, devo rileggere, ma tu puoi sdraiarti su questo foglio.»

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“Génie la matta” di Inès Cagnati, edizioni Adelphi. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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