“Luna! Tu sola mi vedi, perciò ti invoco, luna, luminosa e bella. illumina le menti di questi furfanti. Fai cadere la tua luce sulle loro teste, così che mi rilascino e possa tornare a casa”.
Trama
Calabria, seconda metà del Settecento. Cecilia Faragò è accusata di essere una strega e di aver provocato la morte del parroco. A vessarla due preti che vogliono impossessarsi dei suoi beni. Vedova e analfabeta, si affida a un giovane avvocato che porterà il suo caso fino alla corte di Napoli e riuscirà a smascherare gli impostori, dando l’occasione a re Ferdinando di abolire per sempre il reato di stregoneria. Emanuela Bianchi ha il merito di aver fatto uscire dall’oblio una storia dimenticata, oggi al centro di una rievocazione annuale a Soveria Simeri, raccontata nella sua opera teatrale “LaMagara” (Premio della critica Gaiaitalia 2014) e oggi in questo nuovo libro.
«In un intreccio di inganni, superstizione e pregiudizi, la storia vera dell’ultima donna processata per stregoneria nell’Italia del sud».
“L’ultima strega” di Emanuela Bianchi: recensione
“L’ultima strega” di Emanuela Bianchi si addentra con maestria nelle pieghe più oscure della storia italiana, riportando alla luce la vicenda dimenticata di Cecilia Faragò, ultima donna accusata di stregoneria nel Regno di Napoli. Ambientata nella Calabria del XVIII secolo, la narrazione trascina il lettore in un mondo arcaico e intriso di superstizioni, dove credenze ancestrali e pregiudizi plasmano le vite e i destini degli individui.
Cecilia Faragò, una donna forte e determinata, viene accusata da due sacerdoti di essere una “magara”, colpevole di aver causato la morte di un altro prete attraverso le sue arti occulte. Il processo che ne segue assume proporzioni inaspettate, varcando i confini del piccolo villaggio di Soveria Simeri e giungendo alla Regia udienza provinciale di Catanzaro. Qui, con l’audace difesa di un giovane e sconosciuto avvocato, Giuseppe Raffaelli, Cecilia combatte per la propria vita e per il proprio diritto a essere considerata un essere umano, non un mostro.
Cecilia Faragò, non è accusata solo di stregoneria, ma di un crimine ben più grave: voler uscire dagli schemi imposti alla donna, cercando autonomia, giustizia e affrancamento dai ruoli imposti dalla società patriarcale. Bianchi riesce a restituire dignità e spessore a questa figura coraggiosa, trasformando la sua storia in un simbolo di lotta per la libertà e l’emancipazione femminile.
“Aveva finalmente compreso che, quando gli uomini hanno paura, reagiscono con le minacce; che la legge dell’uomo non era la legge di Dio; che le donne dovevano alzarsi in piedi con coraggio e non sottomettersi al volere altrui”
Una vicenda che ha avuto ripercussioni non solo legali, ma anche sociali, fino a contribuire all’abolizione del reato di stregoneria da parte del re Ferdinando. La narrazione di Emanuela Bianchi, cattura l’attenzione del lettore, trasportandolo in un’epoca remota, dove il coraggio di una donna ha sfidato il destino e le convenzioni di un’intera società.
Biografia dell’autrice
EMANUELA BIANCHI, antropologa e attrice catanzarese, ha studiato all’Università di Roma La Sapienza. Allieva di Paolo Vignolo (Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi) e della coreografa Marta Ruìz (Adra Danza, Colombia), nel 2004 ha costituito la compagnia teatrale “Confine incerto”, che si occupa di di teatro ludico-sensoriale, teatro antropologico e teatro interattivo in spazi non convenzionali.
“L’ultima strega” di Emanuela Bianchi, Oligo Editore pagine: 58 prezzo: 13,00 €. Recensione a cura di Morena Di Giulio per Lib(e)ri di leggere.
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