I libri di Riccardo

“Il colibrì” di Sandro Veronesi Premio Strega 2020: recensione libro

Avviso: stroncatura non trattabile.
Astenersi perditempo e fanatici di Veronesi!

Il colibrì è l’unico uccello che può volare indietro, ma questa prerogativa non gli preclude la possibilità di volare molto rapidamente anche avanti, e infatti il romanzo di Sandro Veronesi si apre con una spettacolare prolessi sicuramente destinata a incantare il lettore per forma e contenuto. Poi la narrazione torna sui suoi passi, anche se, visto il continuo alternarsi dei tempi, dal passato al presente, per arrivare al futuro remoto, ha poco senso far riferimento a termini tecnici che potrebbero essere tranquillamente ribaltati e diventare il loro opposto. Ma il colibrì è anche un uccello che spende un rilevante capitale di energie per restare assolutamente fermo nell’aria e Marco Carrera, colibrì a causa di un ritardato sviluppo fisico, fa dell’immobilità il proprio tratto caratteristico e si pone al centro di una vicenda attorno a cui ruotano una serie di pregevoli riflessioni, come quella, tanto per fare un esempio, che la libertà, nata per vestire il singolare, quando indossa il plurale, specie di questi tempi, suona ostile e trasuda falsità.

Tutto bene, quindi?
Per nulla!

Attenzione, stroncatura in arrivo

il colibrì sandro veronesiInnanzitutto, “Giobbe”, anche a volersi dimenticare che è esclusiva divina, caro Veronesi, l’ha già narrato Roth… Joseph, non Philip, per la precisione. Poi, il romanzo ha tutta una serie di difetti sui quali sorvolerei volentieri, tanto per non incrementare la mia fama di stroncatore di favoriti allo Strega, e invece, proprio come un colibrì, mi tocca soffermarmi, becchettare e bacchettare, se non altro per correttezza nei confronti di chi mi legge.

Allora, caro Veronesi, ci proponi un eroe che si fa vanto del rifiutare al cambiamento l’accezione di svolta positiva per antonomasia, e poi ti perdi nella moda, risibile e ormai anche un po’ sorpassata, di replicare nel libro la grafica dei messaggini… e, a proposito di mezzi di comunicazione, se può andar bene alternarli, va meno bene farlo in continuazione, tanto che alla fine temevo di voltar pagina e veder spiccare il volo a un piccione viaggiatore. Vogliamo poi parlare di scelte lessicali inconsuete e regionalismi, che di solito apprezzo e utilizzo, ma “fittonata”, “attufata” e “rospata”, porta pazienza, suonano più stridenti del gesso su una lavagna nuova. E poi, dopo aver ben gestito un romanzo tutto sommato gradevole, ti perdi nella creazione di un personaggio improbabile, nemmeno un personaggio, a dirla tutta, ma l’iperbole new age di un personaggio, curioso ibrido femminile tra il Superuomo di Nietzsche e Mazinga, dotata di “tuttiitalentipiùuno”. E vogliamo parlare del finale, più che chiuso addirittura tombale, che avrebbe anche il merito di affrontare un argomento scomodo e, come si suol dire, da tempo al centro del dibattito, pregio purtroppo vanificato da un’altra iperbole strampalata e strappalacrime che nemmeno il peggio della tivù del dolore.

Il colibrì, Premio Strega 2020

D’accordo, la chiudo qui, e spero davvero che tu riesca a portare a casa Lo Strega (recensione scritta prima della proclamazione, ndr), se non altro per non guadagnarmi la fama del tuo personaggio più singolare e meglio riuscito, lo iettatore, preso a nolo, con l’intercessione del Principe De Curtis, da Pirandello, cosa che hai voluto sottolineare e che indubbiamente ti attribuisce La Patente di persona corretta.

“Il colibrì” di Sandro Veronesi, edizioni La Nave di Teseo. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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