Esistono nomi secchi. Ce ne sono altri, invece, pochi in realtà che portano i segni di una storia che potrebbe appartenere a tutti. Questi nomi ingoiano sabbia, pregiudizi, per poi tornare da dove sono nati o venuti. Nel momento in cui verranno pronunciati e ricordati rivendicheranno il caparbio diritto di essere ciò che sono.
In Virdimura di Simona Lo Iacono entri nella vita di una donna che porta il nome del muschio che affiora nelle mura di Catania. È orfana di madre. A crescerla è suo padre, il maestro Urìa, un medico ebreo. Un uomo che parla molte lingue, che conosce i progressi delle scienze, che sa che da tutto bisogna imparare. Alla figlia insegna a guarire sia i corpi sia le anime senza fare distinzione alcuna di ceto, di religione, di età. Le insegna anche la cosa più importante: “La medicina non esige bravura, solo coraggio”, questo le dice prima di sparire. Virdimura, ormai anziana, ripete queste parole alla Commissione dei giudici riunita per decidere se concederle, prima donna della storia, “la licenza di curare”.
Il romanzo è meraviglioso. La storia è unica, affascinante. La scrittura è potente in ogni sua parola, carica di significati che lasciano il lettore stordito da una narrazione che si regge sulla bellezza.
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“Virdimura” di Simona Lo Iacono, edizioni Guanda. Dream Book.