Libri in pillole

“Mentre morivo” di William Faulkner: recensione libro

Non sono convinto che “leggere” sia il verbo adeguato per descrivere l’azione che si compie per entrare nella letteratura di William Faulkner. Perché certo un libro si legge, ci mancherebbe, ma Mentre morivo è un romanzo che richiede un impegno maggiore e, soprattutto, azioni multiple, progressive e complementari che si configurano come passi necessari per introdursi con mente e corpo all’interno di una narrazione la cui peculiarità principale è, senza dubbio, quella relativa allo stile di scrittura.

Più azioni, dunque, perché immediatamente a inizio lettura serve già il primo sforzo: capire dove ci si trova e a chi appartengano le tante voci narranti che costruiscono l’intreccio. La contestualizzazione della storia risulta piuttosto chiara: un paesino rurale, una famiglia di contadini e una donna che sta per morire. Ma, come detto, a raccontare la vicenda non c’è un solo narratore bensì molteplici voci, e la sensazione è quella di camminare lungo le strade fangose di una piccola località marginale del Mississippi mentre si ascolta ciò che viene narrato da diversi punti di vista che, di primo impatto, quasi disorientano. Perché ogni personaggio espone la sua visione personale della realtà, filtrata ed riproposta mediante un flusso di coscienza che, oltre a ricostruire la parabola della famiglia Bundren, serve anche a dipingere quel mondo rurale, con tratti marcatamente primitivi, degli Stati Uniti anni ’30.

“Poi tutti e quattro – Cash, Pà, Vernon e Peabody – sollevano la bara, se la mettono sulle spalle e si avviano verso la casa. È leggera, eppure si muovono con lentezza; vuota, eppure la trasportano con attenzione; senza vita, eppure si muovono con caute parole sottovoce, parlando come se, completata, sonnecchiasse adesso quasi viva, in attesa di svegliarsi. Sul pavimento scuro i loro piedi pesticciano goffi, come se da tempo non camminassero su un pavimento”.

Pertanto, dopo aver familiarizzato con i personaggi e aver riconosciuto il padre Anse e i figli Cash, Darl, Jewel, Dewey Dell e Vardman; dopo aver imparato a distinguere le loro voci e il loro modo di narrare e dopo aver intercettato le asperità dei loro caratteri, ecco che si comincia a entrare nella storia, o meglio, a toccare con mano fango, bare di legno, chiodi, a percepire sulla propria pelle il tono ruvido delle voci narranti, a sobbalzare su una pariglia trainata dai muli, a vivere insieme alla famiglia Bundren il viaggio che sono obbligati a completare per trasportare la salma della defunta madre nel suo paese natale. Una sorta di migrazione spirituale che diventa ben presto un’Odissea, opera di Omero dalla quale Faulkner riprende il titolo, e che si arricchisce di metafore, simboli e riferimenti che si materializzano fino a creare una narrazione che sollecita vista, udito, tatto e sinapsi: perché la lettura di questo romanzo è un’esperienza immersiva, totalizzante, un viaggio che non permette distrazioni, se l’obiettivo è quello di sperimentare appieno la straordinaria letteratura di William Faulkner.

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“Mentre morivo” di William Faulkner, edizioni Adelphi. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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