I nomi restano, sempre. Ci appartengono, dicono chi siamo, raccontano anche quello che pochi hanno il coraggio di dire apertamente. Eppure, ci si chiama poco per nome. Avanzano, per moda e per capriccio, quegli insignificanti tesoro, cara, amore, per chiamare qualcuno.
In Nessun nome per Emilio di Fabio Morabito sei la memoria prodigiosa di un ragazzo che nel cimitero vicino casa va alla ricerca del suo nome tra le lapidi. Lì fa una conoscenza. Incontra una donna che ha perso suo figlio, coetaneo di Emilio. Il giovane ne è attratto quasi da essere sopraffatto da una forza che lo agita. È irrequieto, Emilio. La pubertà gli lancia degli impulsi, con la donna entra in una sorta di tacita complicità. Ognuno risponde ai propri desideri ed i pensieri di entrambi sono la cassaforte di qualcosa da tenere nascosto. I due si lasciano andare a qualcosa che lì, nel cimitero, è cosa da svergognati per un diritto che sanno di non avere. L’una di prolungare l’esistenza negli occhi del ragazzo e l’altro nel portarsi dietro i tarli di un’età che va scoperta come tutti nomi di quel luogo silente per scoprire il proprio.
Originale la storia. La prosa è fluida, non risente di nessuna sbavatura. Lo stile narrativo è intenso, poggia su una struttura linguistica ben assestata.
“Nessun nome per Emilio” di Fabio Morabito, edizioni Exòrma. Dream Book.