Un libro tra le mani

“Una domenica” di Fabio Geda, recensione: Un libro tra le mani

UNA DOMENICA, di Fabio Geda.

Quanto possano essere lunghe certe domeniche lo sappiamo tutti, a volte sembrano non voler finire mai con le loro ore vuote di relax, sonnolenza, persino noia… ma nulla in confronto al tempo fermo delle domeniche di chi si ritrova solo e anziano, in una grande casa vuota e silenziosa in cui, anni prima, aveva regnato il caos di una famiglia e dove si era immaginato una vecchiaia circondato dalla confusione di figli ormai sposati, con chiassosi nipotini con cui giocare sul tappeto, pranzi da preparare, conversazioni da intavolare…
Se poi anche la persona con cui hai condiviso una vita e con cui pensavi di invecchiare non c’è più, ecco che le domeniche sono quasi una punizione.

Ma a volte bisogna lasciar fare alla vita, lasciare che ci sorprenda con piccolissime possibilità e seguirle.

Fabio Geda ce ne racconta una, solo una, di queste domeniche, dentro alla quale c’è una vita intera.
E lo fa con una storia e una scrittura che entrano in punta di piedi e vanno a pizzicare l’emotività come se fosse la corda di un violino, producendo un suono melodioso… ed anche commovente.
Parole che piano piano si sedimentano e diventano una cosa “nostra“, preziosa, da proteggere.
Niente di pirotecnico, anzi… solo vita vera, reale, come può essere quella di chiunque, com’è quella di molti.

Il passare del tempo, i figli che vanno via di casa e, spesso, via dalla città, o dalla nazione, i genitori che invecchiano, ma che sono stati giovani e inquieti anche loro, e quelli che ci lasciano prematuramente, poi i rimpianti, i rimorsi, i risentimenti, i sensi di colpa e le autoassoluzioni, c’è tutto questo e molto altro in queste pagine.
C’è un padre raccontato per voce di una figlia, quella più lontana da lui (non fisicamente) e anche la più “critica”, quella che non gli ha mai perdonato alcune cose, gli sbagli, le cadute, perché si è sempre sentita troppo “figlia” e in quanto tale in dovere di ricevere accudimento ed esempi perfetti.
Ma i genitori non lo sono mai, perfetti… solo che lo si capisce molto dopo, da adulti, quando si arriva all’età che loro avevano quando noi eravamo ragazzini e il ruolo dell’accudimento si inverte.

Una lingua intima, pacata, malinconica e dolceamara.

Un’atmosfera raccolta, fatta di stanze che trattengono ancora il calore domestico e la vita già vissuta, fatta di piccole preoccupazioni famigliari, di solitudine e incontri casuali, di dialoghi calmi che vanno esattamente dove devono andare, al cuore, senza però mai cadere in un sentimentalismo esagerato.

Un romanzo molto “interiore“, in cui, di fatto, non accade quasi nulla, ma che scava nelle imperfezioni e nelle fragilità dei rapporti famigliari e della vita in generale.
Per me, bellissimo.

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“Una domenica” di Fabio Geda, Einaudi editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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