Essere disgraziati, poveri in canna e avviluppati dalla miseria, è una condizione che fermenta idee di riscatto. Quando tutti vivono la stessa situazione, per via di una guerra o di un’acuta depressione economica, unirsi per superare le difficoltà sembra la cosa più normale, ovvia. Ci si aiuta, semplicemente. Si tende la mano consapevoli di fare del bene sapendo di essere, all’occorrenza, ricambiati nel rispettivo momento del bisogno. Perché arriva sempre, prima o poi.
I contrasti, causati anche dall’invidia, innescano il fuoco della rabbia che può trasformarsi in altro, di peggiore. Difendersi e saperlo fare diventano le uniche armi di sopravvivenza. Lo impari a proprie spese, sin da piccolo. Gli strumenti sono vari e tutti indispensabili: la vita, lo spirito di adattamento, l’esperienza. Finire nella tana del lupo per una disattenzione o, peggio, per una leggerezza sarebbe come dichiararsi dei fessi. La scaltrezza aiuta. Staccata dall’intelligenza, però, serve a poco. Anzi, può essere molto pericolosa perché potrebbe provocare dei disastri irreparabili. Agire senza pensare equivale a creare solo fumo negli occhi. Non serve a nulla. Trovare un amico vero che sappia raddrizzare il tiro e che sia in grado di garantire la fiducia, fondamentale in ogni rapporto, non è poi così scontato. Le amicizie fanno crescere. Da esse comprendi molte cose che nessuno ti spiega e aggiusti l’esistenza sulla base di quello che ti danno.
In I fuoriposto di Cosimo Buccarella conosci una storia sorprendente. Salento, 1946. Quattro amici, di tredici anni, della loro terra conoscono solo la fame e la campagna arsa dalla siccità. La miseria è un’eredità delle generazioni passate e di una guerra che ha messo al tappeto tutti. Uno del gruppo, in una boscaglia vicino a Santa Maria al Bagno, trova seminascosto il cadavere di un uomo. Gli amici, da quel momento, entrano in un mondo a loro sconosciuto che li porta in un campo profughi per i sopravvissuti alla Shoah. Paradossalmente, ai ragazzi quel posto sembra il paradiso terrestre perché non solo il cibo non scarseggia, ma c’è persino un’infermeria. Uno dei quattro giovani ha una sorella che sta morendo di tifo. Il gruppo organizza un piano per entrare nel campo e prendere le medicine. Ma non sanno a cosa vanno incontro.
Il romanzo è magnifico. La storia è un affresco di vita che il lettore fa fatica a staccare gli occhi dalle pagine per quanto siano intrise da una grande capacità narrativa. Pur nella durezza della storia, le emozioni sono tante e varie. La bellezza della scrittura, nel suo stile affascinante e lucido, avvolge il lettore in uno stretto abbraccio.
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“I fuoriposto” di Cosimo Buccarella, edizioni Corbaccio. Dream Book.