I luoghi raccontano storie. Ti fermi, osservi e respiri quello che ti arriva, soprattutto il silenzio. Ci sono posti che sanno parlare, che ti raccontano più cose di quanto tu possa scandagliare con lo sguardo. Ti consegnano l’essenza, il vero volto delle parole taciute.
In L’appartamento del silenzio di Gianni Verdoliva vivi quello che si tace in una casa disabitata da moltissimi anni. L’immobile è in vendita, nessuno però è interessato all’acquisto. Nel tempo si è anche montata una diceria fatta di sensazioni, di inquietudine. Un secolo di silenzio in quella casa, però, non ha intimorito il nuovo proprietario che, senza saperlo, ha un legame con quell’appartamento. Piccole fessure di certezze conquistate con l’ascolto su ciò che è indefinito.
Il romanzo ha qualcosa di speciale. La storia è saldata bene, ma ciò che rende particolare la narrazione, scritta magnificamente, è l’accortezza avuta per alcuni segmenti su cui poggia il racconto. Si intuisce che lo scrittore, per esempio, ne sa di distillati, di cucina, di fiori, ma non si erge a saputo, a dotto. La sua sensibilità lo rende autentico anche con il non detto perché dentro al silenzio, che fa sentire al lettore, ci mette la sua preziosa unicità di stile nello scrivere un romanzo interessante.
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“L’appartamento del silenzio” di Gianni Verdoliva, edizioni Fides. Dream Book.