La competizione è l’assedio verso lo stimolo per migliorare ciò che andrebbe perfezionato. Vai all’attacco e senti amplificare i battiti del cuore perché ci metti tutto te stesso, la grinta, la determinazione, nel fare bene quello che ti sei prefissato di ottenere. La competizione, spesso, la si vive come un momento solenne. Sarebbe la religiosità del rigore anche quando diventa graniglia, il fallimento può capitare, comunque resta sempre la memoria dello sforzo.
“La suggeritrice” di Emanuela E. Abbadessa
In La suggeritrice di Emanuela E. Abbadessa sei il sogno di due ragazze. Palermo, 1955. Franca avrebbe ambito a diventare solista, ma la sua vita scorre sempre uguale. Come pianista accompagna le alunne di una scuola di danza diretta da un’ex étoile russa. Franca si ritrova al ritmo martellante e ripetuto delle note di musiche che danno il tempo alle ballerine, quando invece, a casa sua, riproduce una musica magistrale grazie al suo talento. Cristina è una giovane che pare un giungo, ma quando balla diventa cigno, eleganza pura e sublime fatica in ogni suo passo. Anche lei ha talento. Tra le due si instaura una forte amicizia, di quella limpida, senza segreti, sino al giorno in cui un uomo irrompe nel loro equilibrio. Sottotraccia si fa avanti la competizione, alla quale una delle due amiche non sa neanche di partecipare.
Il romanzo è sorprendente. La narrazione è un affresco sulle passioni, sui sogni, sulla solitudine, che mette in chiaro il tormento che dilania la speranza di riuscire in ciò che si vorrebbe con ardore. La scrittura è impetuosa. È un mare che spinge a riva e che porta lontano.
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“La suggeritrice” di Emanuela E. Abbadessa, edizioni Neri Pozza. Dream Book.