Basta un niente per finire nel vortice impetuoso delle dicerie. Le malelingue sono sempre in allerta, pronte ad affossare qualcuno. Si nutrono della vivacità e della timidezza di chi assorbe tutto traendone, poi, forza. Capita anche che non si riesca a superare la travolgente ondata di fango con il serio rischio di chiudersi in se stessi, isolandosi da tutto e tutti come forma di protezione.
In La palude delle streghe di Jarka Kubsova conosci due storie in una. Britta vive in un quartiere periferico di Amburgo. Il posto, da quando si è trasferita, in pochi mesi ha cambiato fascino. La donna, un giorno, si imbatte in un cartello, affisso in prossimità di una vecchia casa, con su scritto il nome di Abelke Blecken. È un nome di fuoco, contro il quale si sono accaniti pregiudizi e persecuzione. Amburgo, 1570. Abelke, figlia unica di un ricco fattore, si occupa con saggezza dei suoi possedimenti. La ragazza è bella, dicono alcuni. È arrogante, dicono altri. E’ lei a prevedere l’arrivo di una tremenda inondazione. Per tutti, nel villaggio, è una strega.
Il romanzo è ispirato ad una storia vera. La narrazione si scioglie anche in un certo lirismo poetico quando descrive il paesaggio, ma è altresì forte quando mette a nudo la personalità dei personaggi e le voci di figure secondarie che non perdono smalto. La scrittura è schietta, impattante. Arriva dritta al lettore che sente tutta l’ingiustizia che ferisce e unisce i destini di molte donne di ieri e di oggi.
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“La palude delle streghe” di Jarka Kubsova, edizioni Neri Pozza. Dream Book.