Basta un niente per finire nel vortice impetuoso delle dicerie. Le malelingue sono sempre in allerta, pronte ad affossare qualcuno. Si nutrono della vivacità e della timidezza di chi assorbe tutto traendone, poi, forza. Capita anche che non si riesca a superare la travolgente ondata di fango con il serio rischio di chiudersi in se stessi, isolandosi da tutto e tutti come forma di protezione.
Le chiacchiere fasulle possono fare male, sporcare la chiarezza cristallina di persone perbene. È sufficiente una parola di troppo per far venire giù una valanga di sospetti, di dubbi, di distanze. Un tempo c’erano i detrattori di alcune donne che in esse vedevano il demonio e oggi ci sono i bulli che guastano l’esistenza di molti giovani. Ci sono calunnie che non credi possano esistere. Si gonfiano come palloni e circolano portando in giro fantasticherie create ad arte per il solo gusto di colpire chicchessia. Se sei forte abbastanza lasci scivolare la maldicenza dei cattivi certo dell’integrità della tua persona. I diffamatori parleranno troppo e sparleranno di più senza alcuna distinzione e senza nessun freno. Le conseguenze possono essere disastrose, terribili, soprattutto quando si profila la tacita complicità, anche indiretta, di gente che non ha il coraggio di denunciare uno squallido e pericoloso gioco al massacro.
In La palude delle streghe di Jarka Kubsova conosci due storie in una. Britta vive in un quartiere periferico di Amburgo. Il posto, da quando si è trasferita, in pochi mesi ha cambiato fascino. La donna, un giorno, si imbatte in un cartello, affisso in prossimità di una vecchia casa, con su scritto il nome di Abelke Blecken. È un nome di fuoco, contro il quale si sono accaniti pregiudizi e persecuzione. Amburgo, 1570. Abelke, figlia unica di un ricco fattore, si occupa con saggezza dei suoi possedimenti. La ragazza è bella, dicono alcuni. È arrogante, dicono altri. E’ lei a prevedere l’arrivo di una tremenda inondazione. Per tutti, nel villaggio, è una strega.
Il romanzo è ispirato ad una storia vera. La narrazione si scioglie anche in un certo lirismo poetico quando descrive il paesaggio, ma è altresì forte quando mette a nudo la personalità dei personaggi e le voci di figure secondarie che non perdono smalto. La scrittura è schietta, impattante. Arriva dritta al lettore che sente tutta l’ingiustizia che ferisce e unisce i destini di molte donne di ieri e di oggi.
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“La palude delle streghe” di Jarka Kubsova, edizioni Neri Pozza. Dream Book.